sabato 27 agosto 2011

ANCORA COMMENTI E QUERELLE SUL "SEME D'ARANCIA"


UN AUSPICIO: CHE IL SEME D'ARANCIA NON SIA IL SEME DELLA DISCORDIA

Poichè , intorno al "Seme d'arancia", la polemica suscitata dalla prospettiva del suo spostamento non cessa,
barcellonablog, che ha già espresso il proprio parere su quanto sta avvenendo, avendo l'opportunità di ospitare commenti diversi,
con tutto il rispetto per il pensiero altrui ne coglie l'occasione , avvertendo però che qui non è consentita la presentazione di scritti che travalichino il buon senso e l'educazione. Per cui ogni e qualsiasi commento, prima di essere reso noto, sarà valutato e, se il caso lo richiederà, verrà inesorabilmente cestinato.

Intanto rendiamo note due lettere:

UNA RIFLESSIONE DI ORAZIO CALAMUNERI


"In merito alla polemica sul “Seme d’Arancia” circa l’ubicazione, preciso di essere d’accordo che il “seme” è una bella originale opera ideata con un ingegno che solo gli artisti di grossa caratura culturale sanno inventare. E il nostro concittadino Emilio Isgrò è tutto questo. Il “seme” è la vita che affonda le proprie radici in un settore importante della nostra economia, il settore agrumicolo dove si svolgevano diverse fasi di lavorazione impegnando nella coltivazione braccianti agricoli, “zappatori”, rimondatori , potatori e raccoglitori. Poi il trasporto nei magazzini per la lavorazione e la trasformazione e qui vi lavoravano “cernitrici”, impaccatrici, cavatrici, muratori (addetti alla costruzione di caldaie per bollire il succo di limone che aveva mercato in Italia e all’estero, e la caldaia si costruiva con mattoni, calce e mauto (terra rossa argillosa), e rastrellisti (nel senso che scavavano con il rastrello gli agrumi) e dopo la spremuta diventava “pastazzu”, cibo per animali da ingrasso. Il fatto che Isgrò si sia ricordato di questi lavori e di questo settore, sintetizzato magnificamente con un seme ingrandito 9000 volte, oltre che geniale è anche piacevole perché ricorda un tratto di storia basata sull’agricoltura e su cui ruotavano punte del 60% della manodopera barcellonese. La cosa più importante dell’opera di Emilio Isgrò è ricordare tutto questo e in questo è riuscito. Per l’ubicazione metro più metro meno non significa un bel niente. Non sono d’accordo invece quando si dice che il Seme d’Arancia “rappresenta l’emblema della rinascita civile e morale di un popolo (quello barcellonese) di una città un tempo florida nel commercio degli agrumi e dei derivati, che dalla vecchia stazione partivano per i mercati del Nord”. Semmai il Seme d’Arancia rappresenta l’emblema della fatica, della sofferenza, della miseria più nera, delle mortificazioni e delle umiliazioni che i lavoratori addetti nel settore pativano. Infatti si lavorava anche 15 ore al giorno, quasi tutti a nero, senza bagni e il punto dove si soddisfavano i bisogni fisiologici era orrendo, e i caporali che trattavano i lavoratori come schiavi. E infine con i bassi salari che si percepivano non si riusciva nemmeno a mangiare, si lavorava con i vestiti laceri e si cantava la visilla, un lamento vero di sofferenza. “Un tempo florido” si ma solo per alcuni che si sono arricchiti a dismisura, ma per i lavoratori addetti dell’epoca (fino agli anni 70) sono stati tempi durissimi. Il “seme” per me rappresenta questo.

Orazio Calamuneri

UNA LUNGA LETTERA APERTA A EMILIO ISGRO', DI ANDREA ITALIANO


Egregio Artista,

le scrivo queste righe per rispondere idealmente alle lettere da lei indirizzate al Sindaco di Barcellona e pubblicate su “I Quaderni dell’Ora” in data 24/08/2011, che fanno capo alla ormai arcinota polemica estiva (così mi viene da chiamarla) sulla traslazione del Seme d’Arancia, polemica alimentata purtroppo più da aspiranti politici già in campo per la prossima campagna elettorale che dagli intellettuali, artisti, cittadini barcellonesi più volte tirati in causa.
In particolare, in risposta ai temi da Ella stessa sollevati con la lettera del 16 Agosto vorrei farle notare quanto segue.
1) Il riferimento ad Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy egregio curatore del Dizionario di Architettura, volume della “ Encyclopèdie Mèthodique” pubblicato tra il 1795 e il 1825, non può non essere condiviso da tutti, ormai, e non solo dai critici e dagli studiosi. Il concetto del monumento come “documento irripetibile della storia e dell’arte di un popolo che vive nel contesto urbano in cui è inserito” è entrato ormai di forza nella forma mentis “comune” anche se – a dir il vero- applicandolo alla lettera l’umanità sarebbe oggi priva (cito solo due esempi) di un pezzo pregiato del capolavoro michelangiolesco di Piazza Campidoglio come la statua equestre di Marco Aurelio (che tutti sappiamo era stata collocata nei secoli a Piazza San Giovanni) oppure della provvidenziale ricostruzione nel “Pergamon Museum” di Berlino dell’Altare di Zeus ed Atena che si trovava in origine in Asia Minore e che sicuramente oggi avrebbe fatto una fine simile ai famosi Buddha demoliti dai talebani. Ancora però, e lei questo lo sa benissimo, sull’assunto del De Quincy si è sovrapposta nel secondo Novecento la teoria di Eco dell’arte come “opera aperta”, aperta alla pluralità delle interpretazioni dei fruitori e dunque non più “sacra”, intangibile ed inamovibile come un monumento antico. Corollario alle tesi di Eco, tesi per la verità molto “limitate”, potrebbe essere che, una volta che l’opera d’arte è “data al mondo” dal suo creatore, questi non ha più niente da dire in merito, non gli appartiene più (anche se è vivente) ma appartiene alla società che la fruisce e che appunto perché “documento irripetibile della storia e dell’arte di un popolo che vive nel contesto urbano in cui è inserito” la vive in maniera diversa a seconda delle epoche e degli avvenimenti storici. Penso a questo perché, e lo scrivo in tutta fermezza, la società barcellonese ha sempre fruito “male” il Seme di fronte alla dismessa stazione, perché non più stazione (ecco il cambiamento di epoche e di avvenimenti storici) ma strada di fugace e distratto passaggio veicolare e quindi mai ha capito a fondo il senso che Lei ha voluto infondergli. Sono certo, invece, che potrebbe fruirlo meglio nel luogo dove vogliamo ricollocarlo, luogo deputato alla riflessione, all’incontro, all’identità. Per questi motivi, eminentemente culturali, e non certo per sotterfugi legali, credo che ogni ipotesi di ritiro dell’opera dal patrimonio comunale/collettivo e l’affidamento – tramite la magistratura- a qualsiasi ente, fondazione o chicchessia (così come ho visto scritto sui quotidiani) sia risibile, culturalmente impercorribile (qui non si tratta del “diritto d’autore” ma del diritto sovrano di una comunità a rimodulare in meglio la propria città) od anzi deprecabile. Detto questo, e torniamo alla sua citazione, credo che essa debba essere decisamente ripensata; infatti il Nostro monumento, sono sicuro, giammai perderà lo status di “documento irripetibile della storia e dell’arte di un popolo” e soprattutto mai e poi mai verrà snaturato dal “contesto urbano in cui è inserito” in quanto lo spostamento di qualche decina di metri verso l’edificio già scalo-merci (lo scalo-merci da dove materialmente partivano “i treni carichi d’arance e di essenze per il Nord” ) non comprometterebbe affatto il contesto socio-culturale in cui Lei lo ha genialmente inserito, anzi – se mi permette- ne accentuerà maggiormente il senso ed il significato (tenuto conto che il Seme, nella sua nuova collocazione, verrà adeguatamente segnalato, protetto, valorizzato e reso fruibile anche didatticamente).
2) Mi spiace dissentire dalle sue parole perché il Seme, nella sua nuova collocazione, non sarà affatto un “monumento esornativo o celebrativo” più di quanto può esserlo già ora (mi scusi il gioco di parole, da lei tanto amato, ma il monumento non è sempre celebrativo anche quando vuole essere anticelebrativo?). Anzi, libero da quinte teatrali o da sfondi retorici come quelle attuali, si staglierà prepotentemente nell’ambiente circostante a significare ciò che Lei ha pensato: una “Poesia Visiva” che per niente auto-referenziale (e non è questo il peccato mortale dell’arte contemporanea sempre lontana da tutto e da tutti?) identifica ciò che è stata (e ancora continua ad essere) la nostra città, operosa, produttiva, generosa “e a volte ingenua”, aristocratica e plebea – per dirla con Consolo – grande e piccola al tempo stesso, mai banale. Ancora, non penso affatto che lo spostamento della sua opera, la nostra opera, di qualche metro ma sempre nello stesso contesto socio-culturale possa renderla “un’opera di puro abbellimento”; tutt’altro. Giganteggerà nella sua imponente mole finalmente restituita alla sua reale volumetria, significherà ancora maggiormente (con l’essenzialità di una poesia cattafiana) il concetto da Lei espresso, darà a tutti la possibilità di guardarla per quello che davvero è, e non soltanto come uno spartitraffico da imbrattare senza ritegno (come purtroppo fin’ora è stato fatto senza che nessuno se ne preoccupasse più di tanto!).
3) Dispiace leggere che Lei continui a sottolineare l’aspetto prospettico dell’installazione, considerandolo addirittura “il reale valore inventivo”. Ciò non rientra nella concezione del monumento rinascimentale, esornativo e decorativo che in precedenza contestava? Il senso del Seme è la sua “fuga prospettiva a cannocchiale” come un qualsiasi retorico monumento equestre oppure è l’Idea di una città, quasi una forma urbis, oggettivazione del genius loci barcellonese? Sono sicuro che a quest’ultimo pensiero Lei si riferiva e non piuttosto “alla prospettiva a cannocchiale”, altrimenti al Seme si sarebbe potuto sostituire qualsiasi totem (un bove, un “quattara”, una sigaretta gigante, un Ago e filo alla Claes Oldenburg) abbastanza grande da poterlo vedere da grandi distanze senza perderne il risultato ottico. Posso garantirle, infatti, che a distanza (e la via Roma è molto lunga) il Seme non dice più nulla (a meno che non si abbia, appunto, un cannocchiale) ma sembra un gigantesco segno senza identità. Sicuramente quella fuga prospettica abbellisce la via e la conclude a valle: ma è tutta una questione ottica, un abbellimento, quello stesso dato esornativo che lei vuole scongiurare. Ornamento e delitto, scriveva il buon Adolf Loos nel 1908 (anche un po’ esagerando): a questo si riferiva?
4) Stranisce davvero leggere che lei paventa che l’installazione verrà gettata nei pressi “di un giardino cinese o giapponese”. Il giardino “cinese o giapponese” più volte tirato in ballo, trattasi di un progetto pensato e donato dall’artista giapponese Hidetoshi Nagasawa (personalità- come la Sua- di altissima levatura internazionale e che lei conosce benissimo) e constante di una piantagione/oasi verde di piante autoctone in cui l’artista posizionerà qualche intervento secondo la sua maniera. Come vede, Barcellona si apre coraggiosamente all’arte contemporanea, e questo non può se non fare piacere ed onore a tutti i barcellonesi, specie a quelli come Lei che vivono di arte e rappresentano pienamente la contemporaneità. Per tornare al Seme, sono sicuro che esso non verrà confuso con le installazioni dell’artista giapponese, i linguaggi saranno ben distinti, non penso che i progettisti abbiano l’intenzione di formare un museo a cielo aperto; ma verrà posizionato a debita distanza proprio all’entrata del nuovo parco urbano, giusto perché i fruitori apprezzino appieno (ed in primis) la sua opera e la sua creatività.
5) Fondamentale è stato il suo contributo alla restituzione alla cittadinanza della piazza Stazione. Grazie al suo dono si è intrapreso un cammino di recupero e rivalutazione dei luoghi che già dalla fine degli anni 80 versavano nel degrado più assoluto. Il cammino, finalmente, sta arrivando al capolinea. Il Seme è il punto focale dell’intervento e per questo, se Lei -magari abbandonando lo spirito polemico, iconoclasta e “cancellatore” che giustamente la contraddistingue (e ne siamo fieri)- volesse contribuire con decisione ad una perfetta ricollocazione del monumento (di cui sappiamo che il piedistallo, la scritta, il giardinetto di arance amare, l’oasi in erba, sono parti integranti ed inscindibili!) tutti noi cittadini arriveremo in breve tempo a godere di un complesso ecologico-monumentale-urbano di grande utilità e pregio, funzione non solo ludica e ricreativa ma sociale e culturale.

Concludo questa lettera (scritta da un cittadino che – pure senza alcun interesse né vantaggio particolare- è parte in causa appunto perché cittadino di Barcellona e ci tiene ad avere una città bella, considerata positivamente, più vivibile) con l’esortazione a riconsiderare l’intervento con lo stesso occhio artistico e propositivo del 1998 e non prestare il fiato a certi “venticelli” nostrani che stanno tentando di avere nuova forza sfruttando questo polverone ma che alla fine altro non fanno se non nuocere all’immagine di Barcellona al cospetto della nazione tutta. Come se già i fatti delittuosi e problematici di questi ultimi anni non abbiano nuociuto abbastanza.

Distinti saluti
Andrea Italiano

venerdì 26 agosto 2011

PINCO E PALLINO = DIALOGANO SULLE REAZIONI AL PROGETTO DI SPOSTAMENTO DEL SEME D'ARANCIA

I DUE COMPARI ACCENNANO ALL'ESISTENZA DI LETTERE DI EMILIO ISGRO' AL SINDACO CANDELORO NANIA

PALLINO = Ciao Pinco!

PINCO = Ciao Pallino. Hai seguito, in questi giorni, la querelle sullo spostamento del seme d'arancia?

PALLINO = Così di sfuggita: ho saputo che c'è stata una correttissima manifestazione di protesta, in piazza stazione vecchia, ma poi mi pare che non ci siano stati strascichi.

PINCO = Eppure si dice che ce ne saranno: Emilio Isgrò, autore e donatore del seme d'arancia è "siddiatu" e minaccia di adire le vie legali, perché il Comune sta facendo tutto in sordina, senza tener conto d'un suo eventuale nullaosta.
PALLINO = Davvero? Vuoi dire che il sindaco Nania non avrebbe tenuto conto della paternità...
PINCO = Esatto. Eppure lui che è pediatra, lo dovrebbe sapere che ogni figlio e piezz 'e core, anche quando è scarrafone. Ed è forse per questo che Emilio gli ha inviato un paio di lettere, nelle quali esprime "incredulità e sgomento" per avere visto la scultura, da lui realizzata come dono alla città, in fase avanzata di demolizione e smantellamento, senza che lui abbia mai ricevuto nessun atto formale sulle reali intenzioni in merito all'opera...

PALLINO = E va bene, vedrai che troveranno un modo per mettersi d'accordo... PINCO = Lo credi tu, ma pare che dalle lettere di Isgrò emerga tutt'altro...Intanto, ln una sua prima missiva sostiene che Nania "ha di fatto cancellato quel messaggio di fiducia e di speranza che l'opera voleva trasmettere soprattutto alle nuove generazioni..."
PALLINO = Ha scritto "voleva"? Ma non sempre volere è potere, caro amico: infatti non riesco proprio a rendermi conto della quantità di giovani divenuti speranzosi grazie al mastodontico messaggero rimasto ad affumicarsi e in balia di qualche graffitaro, nella vecchia piazzetta in fondo alla via Roma... Vabbè, può darsi che ce ne siano, ma proprio adesso parlare di speranze inculcate dal seme ai nostri giovani, nel cui futuro c'è buio pesto, mi sembra fuor di luogo... comunque...

LE PROVINCE =TUTTE DOVREBBERO ESSERE ELIMINATE: STAVOLTA BERLUSCONI HA PIENAMENTE RAGIONE

IN SICILIA, IL GOVERNATORE RAFFAELE LOMBARDO STUDIA IL MODO PER SOSTITUIRLE CON CONSORZI TRA COMUNI


Pare che il cav.Berlusconi abbia l’intenzione di proporre l’abolizione di tutte le province, con una mossa a sorpresa che dovrebbe smontare la resistenza sulle pensioni opposta dal vecchio amico senatur.

Una mossa maldigerita dalla Lega che, per bocca dell’autore del “Porcellum” ha fatto dire che si tratta d’una scelta strampalata, mentre sarebbe più opportuno imporre agli evasori fiscali una bella specifica tassa.

Come "tassare" questi fantasmi, bisognerebbe chiederlo a Pirandello.

Non mi soffermo sulle cavolate di chi già ce ne ha imposta una, disastrosa per la democrazia – il porcellum – e mi schiero almeno stavolta con il premier, per la sacrosanta giustezza della sua proposta, tra l’altro facente parte del programma elettorale presentato dal Pdl in occasione delle ultime elezioni nazionali.

Attuando tale scelta, il cavaliere non solo manterrebbe almeno una delle sue promesse, ma darebbe ossigeno alla Nazione grazie al notevole risparmio economico richiesto per rimpolpare lo scheletro della finanziaria.

Il perché della inutilità delle province, non bisogna andare lontano per capirlo:

basterebbe soffermarsi un tantino sulla scarsezza dell’operato di quella nostra, che si rivela ormai da troppi anni insufficiente in quasi tutto ciò che sarebbe di sua competenza.

Non c’è strada provinciale che non testimoni lo stato di abbandono, non c’è scuola di pertinenza provinciale che non riveli la pochezza d’interventi riparatori, e l'insufficieza decisionale per quanto concerne la costruzione di plessi necessari ad eliminare lo sperpero di denaro impiegato per pagare improvvisate aule in strutture private: classico esempio il liceo scientifico “Medi” di Barcellona, ubicato in ben cinque diversi edifici, distanti tra di loro.

Dulcis in fundo, andrebbe rimarcato il comportamento da asino di buridano, fatto registrare in questi ultimi anni dalla nostra provincia, per quanto riguarda la soluzione aeroportuale ritenuta necessaria per chi vive e opera nel territorio messinese.

Freschissima è la notizia della votazione in aula – a Palazzo dei Leoni – sulla delibera di dismissione delle quote societarie della SoGAS che, facendo cadere ogni velleità sull’aeroporto dello stretto, non solo rappresenta un segnale politico inequivocabile, ma costituisce anche una condanna dell’altalena sull’aeroporto tra un presidente pro tempore, promotore del progetto per un aeroporto da costruire nella valle del Mela e il presidente attualmente in carica privilegiante la scelta del Minniti di Reggio Calabria.


giovedì 25 agosto 2011

BARCELLONA POZZO DI GOTTO:DURERANNO A LUNGO I LAVORI PER LA REALIZZAZIONE DEL CONTRATTO DI QUARTIERE, MA FORSE NE VARRA' L'ATTESA...




SE LE PROSPETTIVE SONO OTTIME, NON SI COMPRENDE PERCHE' L'AMMINISTRAZIONE NON PUBBLICIZZI I DETTAGLI COME SI DEVE: SI CAPIREBBE COSI' ANCHE PERCHE' IL SEME ANDRA' SPOSTATO


Ci giungono un po' a spizzico particolari interessanti, man mano che lentamente si svolgono i lavori dei cosiddetti contratti di quartiere.
Ques
ti, partendo dalla fruizione dell'ex area comprendente lo scalo e la stazione ferroviaria dismessi, stanno interesserando una vasta fascia del centro urbano, compresa tra i quartieri S.Andrea e Sant'Antonino, con appendice Fondaconuovo. Sono lavori in parte avviati da ltre un anno e destinati a protendersi per almeno un altro biennio, e di essi vengono fuori a spizzico - per l'uomo della strada - particolari singolari come quello per esempio che nell'attuale piazza S.Antonino, una parte dell'area sarà arredata in maniera tale da consentire la celebrazione della S. Messa fuori della Chiesa di SAnt'Antonio di Padova. Tale particolare sarebbe inserito in un progetto mirato a rinnovare radicalmente l'arredo urbano della vasta area adiacente al Convento del Santo taumaturgo.
E' stato altre volte precisato, se non dall'Amministrazione Comunale da qualche suo improvvisato portavoce (non ufficiale) che il grandioso progetto venne a suo tempo presentato al pubblico per essere discusso e preso in considerazione dai rappresentanti di quartiere e da quanti altri avessero desiderio o interesse di conoscerlo.
Io, fraticello, che probabilmente in quella circostanza mi trovavo in giro con la mia bisaccia per la questua di notizie, devo confessare di avere perso quella magnifica occasione, per cui quando riesco a raggranellare notizie - anche smozzicate - sull'intero affare sono contento.
Sentendo 'sta storia dell'altare in piazza, di cui i confratelli mai m'avevano parlato, mi sono incuriosito molto e sapete che ho fatto?
Non e
ssendomi stato facile trovare qualcuno informato che a sua volta m'informasse, ho fatto fare una breve ricerca sul computer ad uno più esperto di me.
E ho fatto bene, perchè mi è stato possibile così entrare in un mondo sorprendente, dove ci sono foto e notizie corredanti un progetto che, guarda caso, è denominato Contratto di Quartiere II sant’Antonino.
Sinceramente, data la mia ignoranza in materia, non posso assicurare che si tratti proprio del progetto di quartiere già pubblicamente esaminato a S.Antonino.Mi piacerebbe riportarlo in questo post, anche perché certi passaggi della presentazione mi fanno sperare che sia proprio quello, per la cui realizzazione, i lavori dovrebbero iniziare a maggio 2011.
Ma p
er farlo, anche parzialmente - mi è stato detto - dovrei prima ottenere l'esplicito permesso scritto dal titolare del sito. Essendo il tutto coperto da Copyright.

fra Galdino






mercoledì 24 agosto 2011

GIUFA', DON BABA' E INTERNET


GIUFA' = Don Babà, sapiti chi sugnu gnuranti e pi chistu m'aviti a scusari si vi dumandu di spiecarmi una di tanti cosi chi non sacciu.
DON BABA' = Dimmi, Giufà: si è na cosa chi sacciu, ti vegnu ncontru.
GIUFA' = Mi vuliti diri chi voli diri F.B.?
DON BABA' = EFFEBI, io penzu chi è na sicla miricana chi significa ufficio federale, comu per esempiu FBI, che è un ufficiu fidirali d'investicazioni, chidda chi si viti sempri 'nto cinima.
GIUFA'= Cumpari don Babà, mi pari chi stati parrandu troppo difficili: a mia mi dissiru inveci che F.B. voli diri fessbbùc, ma chi voli diri stu fessbbùc non mi l'annu dittu.
DON BABA' = Ah, Giufà, ci semu, chistu è ngrisi, si dici feissbuc, ma è scrittu di 'nautru modu.
GIUFA' = Ma chi è, si po' sapiri, non m'interessa comu si dici, ma comu si faci.
DON BABA' = Comu si faci a ntrasiri? E chinni sacciu. Sacciu sulu chi ava a essiri facili...
GIUFA' = Sì, sì! Ava a essiri facilissimu... U sapiti chi mi dissiru?
DON BABA' = Chi mi cunti ora!
GIUFA' = Vu dicu 'nta na ricchi: mi dissiru chi ponnu ntrasiri masculi e fimmini.
DON BABA' = Beh, e pi cchistu mu dici 'nta ricchi?
G IUFA' = Sì, picchì c'è di cchiù: ntrasendu ci sunnu pissuni chi non diciunu chiddu chi sunnu veramenti: sunnu masculi viraci e si presentunu cu nomi di fimmini o......
DON BABA'= Giufà, chi sta dicendu, ma sempri u stissu sì, lassamu andari, và!
GIUFA' = Sì, lassamu stari, ch'è megghiu. Iò di sti cosi non capisciu nenti.

martedì 23 agosto 2011

FORTE SCOSSA DI TERREMOTO A WASHINGTON E NEW YORK



Una forte scossa sismica è stata registrata negli Stati Uniti.
Il sisma di magnitudo 5,9 della scala Richter, con epicentro in Virginia, è stato avvertito a Wasington DC, dove il Congresso degli Stati Uniti e il Pentagono stati evacuati a scopo precauzionale, a New York e in tutta la costa est. Chiuso l'aeroporto Jfk per effettuare verifiche sulle torri di controllo.
A Manhattan i grattacieli hanno tremato, generando in molti il timore di un nuovo attentato.
La scossa è stata avvertita fortemente perché l'epicentro del sisma ha avuto una profondità di qualche chilometro.
Per questo è stato avvertito persino in Canada.
Dovunque la gente s'è riversata nelle strade, ma pare che non si siano registrate, finora, danni a persone e cose.
Secondo i dati in possesso si è trattata della scossa più forte che abbia mai colpito la Virginia e gli Stati vicini dal 5 maggio 1897.
Il sisma è stato registrato alle ore 19,50 ora italiana, cioè poco prima delle 14 locali.

CLICCA
La " Grande Mela " rischia un grave terremoto
Una previsone che risale a quindici anni fa

CHE DELUSIONE, QUEL SIT IN IN PIAZZA STAZIONE!


Prima di scrivere questa breve riflessione, sento l'esigenza di ringraziare il collega di Antenna del Mediterraneo che, puntualmente, ci ha dato modo di vedere - attraverso lo schermo - il sit-in effettuato in piazza Stazione vecchia da un gruppo di cittadini contrari allo spostamento del "seme d'arancia" dall'attuale sito al vicinissimo ex scalo della stessa ferrovia.
Come avevo sospettato prima ancora di assistere al documentario, i "protestatari" non hanno potuto fare altro che radunarsi in fondo alla via Roma, addossati alla recinzione del cantiere occupante oltre mezza piazza, per non farsi travolgere dalle auto che, in quel budello di strada,
sono in continuo transito.
A dire il vero non m'è parso che ci sia stata un'affluenza tale da rendere eclatante la protesta.
E ciò nonostante la presenza coaulante di alcuni personaggi politico-sindacali pronti a pronunciarsi davanti ad una telecamera.
Perdinci, è mai possibile che un seme d'arancia, in procinto di spostarsi, mobiliti gente adusa a ben altre battaglie?
Che delusione, amici carissimi. E che sconcerto, vedendovi declamare sui diritti dell'arte non appena il mio collega vi ha messo davanti il microfono di AM.


IL SEME D'ARANCIA PER OLTRE UN DECENNIO HA DOVUTO SOPPORTARE TRAFFICO CAOTICO, FUMI DI SCARICO, SCARSA CURA: ADESSO SI PROTESTA PERCHE' LO SI LIBERA


Ho appreso che, a Barcellona Pozzo di Gotto, c'è stato un sit-in, organizzato in segno di protesta contro l'Amministrazione Comunale che ha deciso di trasferire il "Seme d'arancia" dalla piazzetta dell'ex stazione ferroviara ad altro sito, adiacente, più spazioso e meno trafficato.
Siccome per l'eccezionale occasione non mi trovavo in città, non ho avuto la possibilità di appurare dove i sitinari abbiamo potuto trovare posto per assidersi inamovibilmente, per rendere efficace la propria manifestazione.
A meno che si siano "ammassati" in quel budello in atto lasciato al transito da quando è stata cantierata la parte di piazza occupata dal "monumento" per consentire i lavori di smantellamento.
Sinceramente, devo confessare che non ho la più vaga idea per dire chi possa avere promosso tale iniziativa, mirata ad impedire lo spostamento, nè credo di potere sospettare che, a suo sostegno, ci sia stato il consenso dell'autore dell'opera, quel caro concittadino che ne fece alla città donazione e che pertanto non mugugnerebbe se la città cercasse di salvaguardare il suo dono preservandolo (finalmente!) da possibili condizioni di deterioramento.



lunedì 22 agosto 2011

LA NONNINA DI SANT'ANTONINO HA RAGGIUNTO FELICEMENTE IL SECOLO D'ETA'


PER GENTILE INFORMAZIONE DI GIUSEPPE MESSINA

La barcellonese signora Venera Fazio, seduta sulla sua sedia, con la gamba a cavallo e con in bocca un lecca lecca, in maniera spiritosa ha ricevuto gli invitati per festeggiare il suo centesimo anniversario, nella propria abitazione in vicolo 2° Giacomo Medici, n. 2, nel quartiere Sant’Antonino del comune di Barcellona Pozzo di Gotto. Circondata dall’affetto dei figli Domenica, Francesca e Pietro Occello, ma anche dai tantissimi nipoti e pronipoti, questa donna, rimasta vedova molto presto, nonostante abbia lavorato duramente nei magazzini di agrumi e nella campagna per il sostentamento dei figli minori, malgrado qualche problema di salute manifestatosi fino allo scorso anno, ha raggiunto il traguardo dei 100 anni, in piena coscienza, con il piacere di spegnere le altrettante candeline e di partecipare all’applauso che le è stato tributato. Tra gli invitati, oltre i tantissimi amici, al momento dello spegnimento delle candeline poste sulla torta, erano presenti il sindaco della città dott. Candeloro Nania e la sua vice , che hanno portato gli auguri a nome di tutta l’amministrazione Comunale.

BARCELLONA POZZO DI GOTTO = AUFFAH ,CON QUESTO SEME D'ARANCIA


Si sta registrando, in questi giorni, a Barcellona, una polemica
- secondo me p
osticcia - sull'imminente trasferimento del "seme d'arancia" di Emilio Isgrò dalla piazzetta della vecchia stazione ferroviaria al vicino spiano ricavato con la trasformazione del dismesso scalo.
Quindi alcune decine di metri più al largo del sito attuale.
Già la base del monumentale seme è stata smantellata e s'attende che, una volta preparata una dignitosa base che (si spera) rispetti il progetto originale, l'opera venga trasferita e risistemata.
Si vuole montare il caso, per fare un po' di pubblicità al fin troppo trascurato seme, su un lato del quale addiritura s'era persino sfogato qualche grafomane, senza che poi nessuno si curasse di porvi rimedio?
Lo si faccia. Lo stesso d'altronde avvenne quando, all'atto della collocazione in piazza stazione, si blaterò parecchio sull'opportunità o meno di quella scelta, spesso anche condendo la critica con giudizi poco edificanti sulla validità piuttosto dell'opera che dell'ubicazione.
Ricordo che, in occasione dell'inaugurazione organizzata dall'Amministrazione Speciale, dedicai all'evento un commento sul Giornale di Sicilia, scrivendo - tra l'altro - che, non ritenendomi competente, non intendevo esprimermi sulla validità artistica del Seme d'arancia.
Per cui, accennando alla polemica - che, ripeto, anche allora ci fu sulla sua ubicazione - mi sembrò giusto dire qualcosa del genere, che cito a memoria: Se si tratta di un'opera artistica, il posto scelto non mi sembra idoneo, perché la sacrifica; se invece artistica non fosse, in quella piccola piazza costituirebbe soltanto un ingombro.
E adesso spero che Emilio, se mi leggerà, mi grazierà, evitando di ricorrere ad eventuali cancellature.

UTILE CLICCARE
Intervista con Emilio Isgrò. 2008 at G A M M M

domenica 21 agosto 2011

LE PREOCCUPAZIONI DEL PRESIDENTE NAPOLITANO ( E NON SOLO SUE) A COMUNIONE E LIBERAZIONE

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, la cui presenza al meeting Comunione e Liberazione va considerata un evento eccezionale, con un suo vibrante discorso ha espresso l'amarezza e la vivissima preoccupazione che, in questo momento, la Nazione sta soffrendo, non ultimo per l'inconcepibile stato di confusione e d'incertezza registrato di fronte al persistere della crisi che ci attanaglia.

CLICCA

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CARMELO FAMA' E LA POLITICA ITALIANA.


IN UN SUO COMMENTO, CARMELO FAMA' SI SFOGA
CON I SOLITI VERSI DELLA DOMENICA CONTRO CHI METTE
IN GRAVI DIFFICOLTA' LA NAZIONE

SI PUO' CREDERE A QUESTI POLITICI?
Berlusconi mi sembra che ha detto
che non metteva le mani nelle tasche degli italiani?
Invece li ha messi più degli altri:
i politici che oggi invocano più giustizia sociale
quando erano al governo
hanno infierito tagli e riforme
che hanno impoverito il mondo del lavoro
e dei pensionati
hanno istituito finanziamenti politici ed elettorali
dividendosi la torta.
In nome della crescente crisi
l'Euro infligge duri colpi all'economia
e l'Europa detta regole più severe.
Il costo della vita sale
le pensioni e gli stipendi scendono
il potere d'acquisto diventa sempre più debole:
molte ditte chiudono
i disoccupati e la povertà aumentano
generando la crisi sociale.
L'Europa chiede sempre piu' pesanti tagli:
però i cittadini hanno bisogno di nutrirsi per vivere?
Questo Euro forse è nato sfortunato?
Prima la tassa per entrare in Europa
poi ci ha dimezzato stipendi e pensioni:
perchè non si è posta una soluzione
per far diminuire il costo delle bollette
e dimezzare pure il costo della vita?
Adesso l'Euro genera sempre più crisi monetaria e sociale
che porta in agonia gli stati?
Questi continui tagli inpoveriscono ancor di più il Paese
che ha bisogno di respirare
per rivitalizzarsi camminare e progredire.
CARMELO FAMA' MALOTO, 21 AGOSTO 2011

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