sabato 25 giugno 2011

SU LUIGI BISIGNANI E LA SUA RAGNATELA LA STAMPA HA PRECEDUTO LE INTERCETTAZIONI E NON VICEVERSA


SI STA FACENDO UN GRAN PARLARE SULLA P4 E BISIGNANI, MA POCHI SANNO CHE TUTTO QUELLO CHE EMERGE DALLE INTERCETTAZIONI ERA STATO PRECONIZZATO L'ESTATE SCORSA DAL "FATTO QUOTIDIANO" CON UN DETTAGLIATO ARTICOLO DI GIANNI BARBACETTO.

La vignetta è stata pubblicata da marco.vuchich@gmail.com (Marco Vukic) su vukicblog - 2 giorni fa

Luigi Bisignani l’uomo
delle “superfaccende”
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di Gianni Barbacetto - 24 luglio 2010

Non troverete il suo nome nelle carte giudiziarie delle tante inchieste in corso sugli scandali di questa caldissima estate 2010. Eppure è il nome che le collega tutte. Non parliamo di responsabilità penali, che son faccende da magistrati. Ma di rapporti, contatti, relazioni. Nella galassia di lobbisti della P3, uomini della “cricca” e personaggi della “banda larga” di Finmeccanica, Luigi Bisignani è un punto di convergenza. A livello alto. Certo, definirlo “consulente di Palazzo Chigi” è impreciso da un punto di vista formale. E non è bella neppure la battuta che circola a Roma, secondo cui Bisignani è stato nominato da Silvio Berlusconi sottosegretario di Stato per interposta persona (in realtà sulla poltrona è seduta la sua compagna, Daniela Santanchè). Eppure Bisignani è, di sicuro, uomo dalle molteplici relazioni, incrocia mondo imprenditoriale e mondo dell’informazione, controlla persone, collega ambienti. Ed è ascoltatissimo da Gianni Letta, tanto da essere oggi certamente più influente di un sottosegretario.

NON AMA APPARIRE. A differenza di tanti altri animali del circo berlusconiano, ritiene che l’esibizione sia, oltre che di cattivo gusto, anche nemica del potere vero. Così, lui che ha tanti amici fedeli nei giornali e nelle società di pubbliche relazioni (quelle che contano), non li attiva mai per una citazione, per una notizia su di sé. Anzi, è difficile trovare negli archivi perfino qualche sua fotografia da pubblicare. È ben altro quello che chiede, quello che ottiene. Al piano inferiore del caos italiano si muovono bande, cricche e logge, poi subito derubricate, raccontate come l’agitarsi di “tre pirla”, “quattro sfigati”, improbabili “amici di nonna Abelarda”. Al piano di sopra, al riparo da rischi e incursioni giudiziarie, almeno per ora, stanno i registi e gli utilizzatori finali. Bisignani è personaggio di grande simpatia, dalla mente lucida e dall’intelligenza rapidissima. Scrive romanzi gialli e parla, oltre che con Letta, con Angelo Balducci, con Guido Bertolaso, con Denis Verdini, con Pier Francesco Guarguaglini, con Cesare Geronzi. Ha un certo know how. Ha sempre negato l’appartenenza alla P2, quella classica, eppure le carte e la tradizione orale gli attribuiscono la tessera 1689 e la qualifica di reclutatore. Nel 1981, quando Giuliano Turone e Gherardo Colombo scoprirono a Castiglion Fibocchi gli elenchi della loggia segreta di Licio Gelli, il ragazzo aveva solo 28 anni. Brillante giornalista dell’Ansa, precoce capoufficio stampa del ministro del Tesoro Gaetano Stammati (piduista) nei governi Andreotti degli anni Settanta.

ERA UNA GIOVANE promessa. Mantenuta: dieci anni dopo ha attraversato la stagione di Mani Pulite solo con qualche fastidio in più. Una condanna (3 anni e 4 mesi per aver smistato la maxitangente Enimont, ridotti in Cassazione a 2 anni e 8 mesi) che dimostra che il ragazzo, nel 1993, a 40 anni, potente responsabile delle relazioni esterne del gruppo Montedison, era cresciuto. Anche in abilità e coperture, visto che il peggio di quella stagione resta ancor oggi segreto. Qualcosa ha raccontato Gianluigi Nuzzi nel suo libro Vaticano Spa. Negli anni Novanta, infatti, zitto zitto Bisignani manovra una gran quantità di soldi parcheggiati in Vaticano. Con l’aiuto di monsignor Donato de Bonis, già segretario di Paul Marcinkus, cardinale e indimendicato compagno di scorrerie dei bancarottieri Michele Sindona e Roberto Calvi. L’11 ottobre 1990, dunque, Bisignani apre, con 600 milioni in contanti, un conto riservatissimo presso lo Ior. È il numero 001-3-16764-G intestato alla Louis Augustus Jonas Foundation (Usa). Finalità: “Aiuto bimbi poveri”. “Bisignani ha ottimi rapporti con lo Ior da quando si occupava di Calvi e dell’Ambrosiano”, raccontò poi de Bonis in un’intervista. “La sua è una famiglia religiosissima; suo padre, Renato, un alto dirigente della Pirelli scomparso da anni, era un sant’uomo, la madre, Vincenzina, una donna tanto perbene. Bisignani è un bravo ragazzo. L’Istituto si occupa di opere di carità e gli amici aiutano i poveri, quelli che non hanno niente. Anche il sarto Litrico mi diceva ‘io vesto i ricchi per aiutare i poveri’”. I bimbi poveri, in realtà, non ebbero gran giovamento dai soldi della Jonas Foundation. Il 23 gennaio 1991, De Bonis si presenta allo Ior con quasi 5 miliardi di lire in titoli di Stato, li monetizza e suddivide il ricavato su due conti: 2,7 miliardi sul deposito dell’amico Bisignani, mentre quasi 2,2 li accredita sul conto cardinale Spellman, che gestisce in proprio e per conto di “Omissis”, come viene chiamato in Vaticano Giulio Andreotti. Dal conto Spellman parte subito un bonifico da 2,5 miliardi al conto FF 2927 della Trade Development Bank di Ginevra: è la prima tranche della supermazzetta Enimont, “la madre di tutte le tangenti”, che andrà a irrorare, a pioggia, i partiti politici italiani per benedire il divorzio di Stato tra Eni e Montedison.

NEL GIRO VORTICOSO della lavanderia vaticana, sul deposito Jonas Foundation di Bisignani entrano 23 miliardi. E lui, fra l’ottobre 1991 e il giugno 1993, ne ritirerà in contanti 12,4. Che l’uomo sia sveglio lo si capisce già nell’estate del 1993, quando annusa il disastro (i magistrati di Mani pulite stanno per arrivare alla maxi-tangente Enimont): così il 28 giugno di quell’anno corre allo Ior, ritira e distrugge i documenti che vi aveva lasciato all’apertura dei conti e chiude il Jonas Foundation. Ritira, in contanti, quel che resta: 1 miliardo e 687 milioni. Non avendo borse abbastanza capienti, deve fare due viaggi per portar via il malloppo. Un mese dopo è latitante. È il momento più nero di Mani pulite. Tre protagonisti della vicenda Enimont muoiono in circostanze drammatiche: il presidente dell’Eni Gabriele Cagliari con un sacchetto di plastica in testa in una cella di San Vittore; il regista sconfitto dell’operazione Enimont, Raul Gardini, con un colpo di calibro 7,65 nella sua dimora milanese; il direttore generale delle Partecipazioni statali, Sergio Castellari, con il volto spappolato nella campagna romana. Tanti conti non tornano, in questa storia. Anche quelli dei soldi. La tangentona Enimont , rivelano i documenti vaticani messi a disposizione da Nuzzi, era ben più grossa di quella individuata dai magistrati di Mani pulite. E molti personaggi sono stati coperti dai silenzi vaticani. Tra questi, l’ineffabile “Omissis”. Almeno 62 miliardi sono stati nascosti, si sono volatilizzati. E di questo tesoro rimasto segreto, 1,8 miliardi sono passati sul conto di Bisignani.

QUATTORDICI ANNI dopo, un altro magistrato bussa alla sua porta. Si chiama Luigi De Magistris, alle prese con l’inchiesta Why not. Sta indagando su un comitato d’affari attivo in Calabria, ma con la testa a Roma. È convinto che sia organizzato come un’associazione segreta, una nuova P2, tanto che contesta ai suoi indagati proprio il reato previsto dalla legge Anselmi. È convinto che Bisignani di questa nuova P2 sia uno dei punti di riferimento. Il 5 luglio 2007 si presenta di persona, a sorpresa, ai suoi indirizzi romani, l’abitazione e la sua azienda Ilte (Industria Libraria Tipografica Editrice) di piazza Mignanelli. Ha un mandato di perquisizione. Bottino scarso: qualche documento e un Blackberry 7230 blu. “Ho avuto l’impressione che fosse stato avvertito: lui era volato improvvisamente a Londra”, dice oggi De Magistris. “Dopo quella perquisizione, le manovre contro di me hanno un’accelerazione. Due mesi dopo mi sottraggono l’indagine”. Di Why not restano oggi soltanto i rapporti accertati degli indagati. Bisignani, per esempio, era in contatto con molti politici, imprenditori, manager, uomini degli apparati. Tra questi, Clemente Mastella, allora ministro della Giustizia, Walter Cretella Lombardo, potente generale della Guardia di finanza, Salvatore Cirafici, il dirigente di Wind responsabile della gestione delle richieste di intercettazioni e tabulati inviate all’azienda telefonica da tutte le procure italiane. Oggi, tre anni dopo, nuova indagine, nuovo comitato d’affari, una nuova P2. Luigi Bisignani resta a guardare, dall’alto. Ha visto sbriciolarsi la Prima Repubblica, la Dc, il Psi. Non s’impressiona certo per la decomposizione del berlusconismo.

da Il Fatto Quotidiano del 24 luglio 2010

MENTRE L'ATO NAVIGA A VISTA C'E' CHI PROPONE DI CAMBIARE ROTTA


La gestione pubblica della filiera dei rifiuti

Rete Rifiuti Zero Messina annuncia

"Il referendum no.1 del 12 e 13 Giugno ha abrogato l’obbligo per i comuni di “privatizzare” il 40% delle società che gestiscono i servizi pubblici locali, non solo il servizio idrico ma pure i trasporti locali e la gestione dei rifiuti. Una interpretazione da azzeccagarbugli potrebbe suggerire che pur non essendoci l’obbligo, gli enti locali potrebbero ugualmente e legittimamente privatizzare o addirittura assegnare interamente a privati tali servizi. Tuttavia il buon senso suggerirebbe di non farlo perché 95 elettori su 100 si sentirebbero per l’ennesima volta gravemente turlupinati.

Per Messina, però, questo risultato ha grande rilevanza per la gestione dei rifiuti ed il futuro di Messinabiente. Infatti i progetti dell’amministrazione comunale di Messina di assegnare il servizio tramite un contestato bando o addirittura di liquidare la società, nonché la proposta di privatizzazione parziale del PD, sembrano oggi semplicemente contrari alla volontà popolare, e chi non volesse rispettarla si dovrà assumere una grave responsabilità.

Rete Rifiuti Zero Messina ritiene invece che Messinambiente vada rilanciata. Anzi dovrebbe crescere ed estendere il suo raggio d’azione su tutta la provincia, visto che anche le nascenti Società di Regolamentazione Rifiuti (SRR) dovranno rispettare la volontà popolare e puntare su una gestione pubblica della filiera dei rifiuti, individuando un gestore unico del servizio per tutto l’ambito provinciale. In tal senso Messinambiente costituisce una grande opportunità, visto che la sua proprietà è interamente pubblica.

Ma come finanziare questo rilancio ed assicurare un servizio decente ai messinesi? Visto che non pagherà più Pantalone (la regione), bisognerà che Messinambiente - la cui azione non è stata esente da errori nel passato, è utile rimarcarlo! - e tutti i comuni cambino politica: invece di pagare con i soldi dei cittadini la lobby delle discariche o dell’incenerimento, bisogna valorizzare davvero i materiali post-consumo (detti stupidamente rifiuti). Recuperando anche solo il 65% delle 350.000 tonnellate, che la provincia di Messina produce ogni anno (dati ARPA), si potrebbero incassare 13 milioni di euro e creare 700 posti di lavoro (dati ricavati da uno studio della Rick Anthony consulting). Invece i cittadini pagano - e qualcuno li incassa! - non meno di 40 milioni di euro l’anno (oltre ai costi ambientali) solo per sprecare questi beni di tutti seppellendoli in discarica. La filiera dei rifiuti, dunque, si potrebbe pagare da sola, attivando il compostaggio dell’umido ed i recupero e riciclo del secco.

Recuperare queste risorse (danari e lavoro) è possibile e doveroso, perché esistono diversi ed efficaci sistemi brevettati di raccolta porta a porta. Basta solo attuare opportune politiche tariffarie che invoglino i cittadini a non mescolare l’umido con il secco in casa. Gli amministratori, dunque, rispettino i cittadini e le loro tasche e si diano una mossa.

Rete Rifiuti Zero Messina = Beniamino Ginatempo (pres.)

ARRIVERANNO I SOLDI PER LIBERARE LE STRADE DAL PATTUME


Ha avuto successo l'andata a Palermo dei sindaci del comprensorio ATO ME 2, incontratisi con il Direttore Generale del Dipartimento Bilancio, dott. Vincenzo Emanuele, al fine di ottenere un nuovo contributo regionale per affrontare l'emergenza rifiuti nella prossima estate.
E' stato loro assicurato che la Regione si è attivata presso l'Unicredit per l'acquisizione di un mutuo, dal quale potere sganciare sei milioni da destinare all'ATO, che potranno essere trasferiti non appena sarà esperita dagli interessati la procedura presso la Serit per la necessaria fideiussione a garanzia del prestito: pratica che i sindaci hanno stabilito di avviare immediatamente.
Gli stessi capi amministrazione, intanto, se non vorrano rimanere con in mano un pugno di mosche, dovranno incaricarsi della gestione diretta del servizio di riscossione, in base alle nuove tariffe, onde recuperare il denaro necessario alla copertura dei debiti.
I sei milioni promessi dovranno bastare per normalizzare la situazione fino al prossimo mese di settembre.

venerdì 24 giugno 2011

DOMENICA ALL'OASI DI BARCELLONA SI DISCUTERA' SU UN QUADERNO DI GIULIA CARMEN FASOLO SULLA FOTOGRAFIA

UN INCONTRO CULTURALE DA SEGUIRE CON INTERESSE E ATTENZIONE--------------FOTO: GIULIA CARMEN FASOLO==>


Domenica 10 luglio · 19.30 - 22.30 presso

Giardini OASI - Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

Giulia Carmen Fasolo, Antonella Taravella, Edizioni Smasher,
Rosa Mazzeo Bella Ciao

Presentano "Circospette ombre" (Ed. Smasher)
quaderno sulla fotografia di Giulia Carmen Fasolo

Discuteranno sulla fotografia
- Leonardo Orlando (giornalista)
- Manuela Modica (giornalista)
- Monica Musolino (Sociologa)
- Salvatore Presti (Regista)
- Patrizia Zangla (Filosofa)
- in presenza di Giulia Carmen Fasolo e del suo libro.

*Special Guest Antonella Taravella (poetessa)

In contemporanea, itinerario poetico/fotografico di
Giulia Carmen Fasolo, Monica Ferretti, Antonella Taravella

LA PAROLA DEL SIGNORE E LA CHIESA EVANGELICA IN UN RADUNO PRESSO L'OASI DI BARCELLONA


Si è concluso stasera, presso la villa Comunale "Oasi" di piazza San Sebastiano, il raduno assembleare organizzato dalla "Chiesa Cristiana Evangelica" di Barcellona Pozzo di Gotto.
Per cinque pomeriggi, dal 2o al 24 giugno, fedeli e simpatizzanti della dottrina cristiana evangelica si sono radunati per "ascoltare la Parola del Signore", come da invito lanciato dell'Ente di Culto evanelico con sede in via Immacolata.
Tra canti e dscorsi inneggianti alla parola del Santo Vangelo, il raduno s'è svolto nella massima compostezza, attirando tra l'altro l'attenzione di altre persone, che pur non facendo parte della Chiesa Cristiana Evangelica hanno sostato ai margini della villa per curiosità o interesse.
Numerosi i canti eseguiti, tutti espressione di amore, lode, riverenza, adorazione per il Signore Cristo Gesù.

QUALCOSA DI CONCRETO S'HA DA FARE PER DARE DIGNITA' SANITARIA ALL'OPG DI BARCELLONA



PROPOSTO UN PROGETTO-ESCAMOTAGE CHE POTREBBE CONSENTIRE UN BUON PASSO IN AVANTI IN QUESTO SENSO


L'Opg di Barcellona che, a differenza di altri analoghi istituti del resto d'Italia, non è finora passato alla gestione del servizio sanitario nazionale, rimane ancora nel limbo come "color che son sospesi", visto che non sembra ci sia alcuna possibilità o meglio nessuna intenzione da parte della Regione Sicilia di recepire la legge che specificamente impone tale passaggio.
Tale situazione, che lascia l'ospedale psichiatrico giudiziario a carico del Ministero dela Giustizia, costituisce un vero e proprio handicap gestionale, che il direttore Nunziante Rosania ha, in maniera chiara e netta, esplicitato recentemente nell'incontro di lavoro svoltosi al senato, per iniziativa della Commissione parlamentare presieduta dal senatore Ignazio Marino.
Il dott. Rosania, relazionando sulle condizioni in cui si opera nella struttura di via Madia, ha evidenziato la necessità di un sostanziale intervento risolutivo, in grado di privilegiare la funzione sanitaria del nosocomio psichiatrico che, pur essendo a carattere giudiziario, non puo' essere ridotto a penitenziario.
Una soluzione, anche se non esaustiva rispetto alle disposizione del decreto legge di trasferimento all'Asp, ci sarebbe, e il direttore l'ha suggerita, attraverso un progetto di parziale sanitarizzazione, finanziabile dalla Cassa delle Ammende.
Di questo
progetto-escamotage, avrebbe parlato col presidente Franco Ionta, capo del DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) il segretario generale della UIL PA Penitenziari, Eugenio Sarno, in un recente incontro informale.
Da tempo, e più volte, - fa sapere Sarno - abbiamo cercato di richiamare l’attenzione sulla struttura di Barcellona Pozzo di Gotto, non avendo ancora ben chiaro il futuro della stessa. Ieri pomeriggio, informalmente, ho incontrato il Pres. Ionta e abbiamo discusso l’ipotesi di una parziale sanitarizzazione dell’OPG di Barcellona Pozzo di Gotto. In sintesi si prevede di destinare alcuni padiglioni esclusivamente all’azione terapeutica-sanitaria con conseguente ospedalizzazione dei degenti; altri padiglioni, invece, continuerebbero ad ospitare internati cui è necessario ed opportuno applicare anche sorveglianza e custodia da parte della polizia penitenziaria. Questo progetto, presentato dal Direttore Rosania, potrebbe essere finanziato dalla Cassa delle Ammende. Il Pres. Ionta ha sottolineato di condividere la prospettiva di una parziale sanitarizzazione . Ciò consentirebbe, tra l’altro, di ricercare nuove organizzazioni del lavoro per i poliziotti penitenziari che – conclude SARNO - vedrebbero garantita la loro permanenza in sede e la possibilità di fruire senza patemi i propri diritti come ferie e riposi settimanali “

giovedì 23 giugno 2011

I SINDACI DEL COMPRENSORIO ATO ME 2 PROTESTANO ALLA REGIONE E CHIEDONO COMPRENSIONE PER LA SOLUZIONE DELL'EMERGENZA RIFIUTI



Giunge notizia che i sindaci del comprensorio tirrenico malamente servito dall’Ato rifiuti ME 2, giunti a Palermo per cercare di tamponare lo stato d'emergenza con l'aiuto della Regione, hanno deciso di occupare la sede del Governatore Raffaele Lombardo.
In segno di protesta per aver ricevuto l’ennesima risposta negativa sulla richiesta di anticipazione di parte del denaro riscosso dalla Serit per evitare l’emergenza proprio nel cuore della stagione estiva i sindaci del comprensorio che va da Brolo a Villafranca starebbero occupando la presidenza della Regione, nell'attesa che una loro delegazione affronti il problema in un incontro fissato con il Direttore Generale del Dipartimento Bilancio, dott. Vincenzo Emanuele.

ANCORA VESSAZIONI NEI CONFRONTI DELL'OSPEDALE "CUTRONI ZODDA"



ORMAI IL DISPETTOSO IMPEGNO DEI SIGNORI DELLA SANITA' HA RAGGIUNTO IL COLMO ED IL SINDACO DI BARCELLONA E' PRONTO A PRESIDIARE IL NOSOCOMIO DEFRAUDATO


Il sindaco di Barcellona è su tutte le furie: i vertici sanitari di regione e provincia hanno fatto comunella per smantellare definitivamente l'ospedale "Cutroni-Zoddda".
Le continue vessazioni, concretizzate in riduzione ed eliminazione di servizi e reparti nel presidio ospedaliero barcellonese, sono chiaramente mirate a demolire - se non la struttura materiale - l'intero complesso sanitario, mediante assurdi trasferimenti in altro ospedale, a sua volta condannato ad esplodere per l'eccessivo carico di competenze ammassate in un contenitore senza dubbio inadeguato.
Dopo che con assoluta albagia ( in ipocrita applicazione del famigerato decreto 25 Maggio 2010 di "riordino e rifunzionalizzazione" della rete ospedaliera e territoriale della provincia di Messina) s'era altamente penalizzato l’Ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto coi suoi 100.000 utenti, mediante la chiusura della U.O.S. di traumatologia diretta dal Dr. A. Buemi , per gonfiare, dal 1° luglio 2010, l’ortopedia dell’Ospedale di Milazzo, giunge adesso la seconda scoppola,con un altro trasferimento che, smussando ancora una volta le competenze del Cutroni-Zodda, accrescerà ulteriormente i disagi per utenti ed operatori sanitari: viene trasferito, sempre a Milazzo, il reparto di pediatria, con conseguente riduzione di letti e d'importanza, lasciandovi, come insipido contentino, un'unità pediatrica dipendente.
Se questa non è una ostentata operazione di sfregio nei confronti della città del Longano e del suo hinterland, diteci allora che cos'è mai?
Non sarà certamente un logico modo d'agire, visto che, togliendo a Barcellona e implementando a Milazzo, si toglie dove c'è una struttura che assicura idoneo spazio a ricoveri e servizi decenti, per affollarne in maniera esorbitante un'altra a pochi chilometri di distanza.
Il sindaco di Barcellona, di fronte a tutto ciò, s'è inalberato e ha invocato che "il direttore generale dell'Asp 5 e l'assessore regionale alla Sanità si dimettano e, con il presidente Lombardo, abbiano il coraggio di venire a Barcellona a comunicare la chiusura del nostro ospedale".
Questo ha detto Candeloro Nania, durante una conferenza stampa convocata d'urgenza, amareggiato per la rapina di altri 21 posti letto al “Cutroni Zodda” contro le giustificate aspettative, suscitate da quanto era stato concordato col direttore dell'ASP, a conclusione di una riunione dei sindaci del distretto, tenutasi a Messina.
In quell'occasione si stabilì tra l'altro di creare a Barcellona, in aggiunta, un polo materno-infantile.
Possibilità, questa, ormai impensabile a causa dello scippo del reparto di pediatria.
Il sindaco s'è detto pronto ad effettuare con colleghi e cittadini un presidio permanente presso il “Cutroni Zodda”, contro l'ultima ingiusta decisione punitiva nei confronti dell'intero distretto sanitario , servito dal "Cutroni Zoddda".

mercoledì 22 giugno 2011

BERLUSCONI OPERATOR ECOLOGICO UNICUM

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«Vedo che de Magistris non ce l’ha
fatta in 5 giorni. Come sempre
dovrò intervenire io»
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DA UN RUDERE UNA BELLA SEDE PER L'ASSOCIAZIONE TEATRALE "ETTORE PETROLINI"


Domenica 26 giugno, alle ore 18 sarà inaugurata la sede dell'Associazione teatrale "Ettore Petrolini", ricavata da un vecchio rudere, ristrutturato dagli stessi ragazzi della compagnia, in pieno centro: vicolo Concordia, 10 Barcellona.
Taglieranno il "nastro" il presidente regionale FITA Santi Consoli e la Vice Sindaco della città di Barcellona Antonietta Amoroso. Tutti gli associati sono invitati a tale evento, compresi i bambini dell'ultimo laboratorio che riceveranno una pergamena a ricordo della stagione appena conclusa. Ovviamente i primi ad essere presenti saranno i ragazzi che hanno collaborato alla roistrutturazione, improvvisandosi muratori, elettricisti, imbianchini ecc.. L'associazione culturale teatrale "Ettore Petrolini" nasce nel novembre del 2001, con il nome di “Il Nauloco”, su iniziativa del regista-commediografo Francesco Chianese e dell’attore Matteo Gentile, rispettivamente attuali Direttore Artistico e Presidente.

BARCELLONA POZZO DI GOTTO= PUNTI DA UN'ORDA DI BRUCHI, PIANGONO "MIELE" I TIGLI DEI VIALI DEL CENTRO URBANO


Lo scorso anno, i rimondatori, incaricati dal Comune a ripulire dai polloni le basi dei tigli che costeggiano le vie principali della città, constatando che gli alberi erano stati attaccati da un bruco che provoca la produzione sulle foglie di una sostanza appiccicosa - la cosiddetta melata - consigliarono all'amministrazione un intervento massiccio per liberare gli alberi da quella anomalia che si presenta particolarmente dannosa, più all'uomo che alle stesse piante.
Avviene infatti che le foglie del tiglio, attaccate massicciamente dagli afidi, una volta punte si ricoprono di una specie di resina talmente abbondante da scolare fino al suolo.
E poichè i nostri tigli costeggiano le strade ai cui margini posteggiano le auto, quella specie di miele va a finire generalmente sui loro cruscotti e carrozzerie, con buona soddisfazione per i... lavaggisti e nessun compiacimento per i sostanti.
Nonostante il consiglio degli esperti, mirato a far liberare i tigli dall'invadente bruco, nessun intervento è stato programmato per liberare le piante da questa infestazione, per cui anche durante quest'estate, bisogna che ognuno si guardi dal sostare all'ombra del tiglio o di posteggiarvi la propria macchina.

Nota
I tigli cittadini, che da tempo attendono di essere rimondati, hanno adesso una doppia chioma. I rigogliosi alberi, che fiancheggiano le principali via del centro, sono soffocati dai fronzuti virgulti che si sono sviluppati alla base.
E'ritardato l'intervento dei potatori, consentendo ai polloni di germogliare e di svilupparsi in maniera esagerata.

martedì 21 giugno 2011

BARCELLONA P.G. = MARCELLO CRINO' E LA SUA CERTOSINA RICERCA DELLA STORIA PERDUTA


Marcello Crinò, con la sua passione per il passato della città, continua a spendere il suo impegno alla ricerca della storia perduta.
Il frutto di tanto amore per la città, adesso è raccolto in un interessante "contenitore" intitolato appunto: "Alla ricerca della storia perduta"_
Il libro raccoglie una serie di articoli aventi come filo conduttore la
ricerca storica riguardante prevalentemente il territorio di Barcellona
Pozzo di Gotto, e alcuni eventi culturali particolarmente significativi,
assieme a recensioni di libri, pubblicati tra il 1986 e il 2010, e qualche
testo inedito.
Questi i capitoli:
Gaspare Camarda, pittore pozzogottese del ‘500 6
L’uso dello spazio scenico 8
Un vecchio palazzo per l’arte di oggi 9
Facciamone un bel museo 10
San Francesco di Paola 11
A Calderà la torre del «Pirata» di Bellini 12
Alessandro Manganaro (1917-1994) 13
Computer e video arte. A Barcellona un convegno nazionale 15
Emilio Isgrò e Barcellona 16
Silvestro Maurolico. L’Abate basiliano di Gala 18
Architettura e città 1910-1930 19
Una vita dedicata alla Biblioteca (Alberto Torre, 1908-1998) 20
La follia di Aiace… (Michele Stilo, 1929-2000) 21
Il mosaico della memoria ricompone le tessere di tre secoli d’arte locale 23
Il genio di Mandanici nella produzione sacra (Placido Mandanici, 1799-1852) 25
Rivisitare la storia di Barcellona 27
Non è San Basilio, ma … 28
Viaggio-sogno nell’aldilà (Iris Isgrò, 1923-2008) 30
Una vita per il teatro (Michele Mazzù, 1931-2003) 31
Dov’era la misteriosa Longane? 32
Gli architetti Suppa e Maffei e l’antico Duomo di San Sebastiano 34
Le carte perdute di Manganaro 36
La chiesa degli Agonizzanti 37
Papa Leone II tra storia e leggenda 39
Era una chiesa bizantina? 40
Evoluzione e trasformazione del toponimo Pozzo di Gotto 42
L’alchimista nel monastero e i codici scomparsi 43
Le due processioni del Venerdì Santo 45
Sogno di una notte di mezz’estate barcellonese 48
Arte, computer, estetica sperimentale (Carmelo Genovese, 1917-1977) 50
Salvatore Crinò, pittore e scultore 51
Il mistero del sarcofago salvato dalla distruzione 55
L’archeologo Vincenzo Tusa 57
Una fucina di giornali locali 58
La chiesa delle Grazie ricostruita due volte 63
Il culto di Santa Venera nel barcellonese 65
La collezione faunistica di Francesco Cambria 69
Giovan Battista Vaccarini e i Basiliani di Gala 70
Eutichio Ajello, dalla Sicilia alla Spagna 71
Nota biografica 74

BARCELLONA POZZO DI GOTTO: IL BASTIONE FRANA, LA STRADA SI DIMEZZA, MA A RIPARARE CHI CI PENSA?


E anche nei confronti di questo blog è giunta l'ora di dovere accogliere il linguaggio, ancorché obsoleto, di certi politici che, non sapendo come difendere talune posizioni indifendibili, l'hanno usato fino all'abuso.
"La macchina del fango" era diventata un'espressione comunissima, talmente adoperata da logorarsi alla fine, senza per questo essere riuscita a difendere alcunché.
Adesso, questa ormai dismessa forma di autodifesa, vedo che spunta in un commento denigratorio nei confronti del blog, reo d'avere segnalato problemi che affliggono la città.
Bene: è quindi pensabile che, non avendo argomenti validi per spiegare perché mai la città si trovi in condizioni di precarietà, si contrattacca con mezzucci estremi, ormai falliti in campo nazionale.
Tutto ciò, come se la condizione, in cui è ridotta Barcellona Pozzo di Gotto, non fosse alla luce del sole.
Una chicca tra le tante, in grado di confermare l'irretimento di strade e piazze, centrali e periferiche, la si può trovare in via del Mare, a metà strada tra il centro e la marina, nel bastione del torrente Longano che, franato, ha prodotto mesi or sono una voragine che dimezza la già angusta carreggiata dell'importante via di collegamento con Calderà e Spinesante.
Diranno i messaggeri del palazzo che si tratta di un caso che non riguarda il Comune, per cui questa segnalazione andrebbe fatta a ben altri istituti.
Palazzo Longano si sarebbe interessato presso chi di competenza, perché venga posto rimedio al grave inconveniente, il più sollecitamente possibile.
Nessun dubbio, su ciò.
Ma ciò non ci esime dal dovere segnalare che sono trascorsi diversi mesi dall'accaduto e che quel pericolo lampante resta ancora lì: e chissà per quanto tempo ancora dovrà rimanere.

fra' Galdino

lunedì 20 giugno 2011

SAREBBE ORMAI ALLA FRUTTA IL GOVERNO TECNICO A PALAZZO ORLEANS



SICILIA = PD, SI ESAURISCE LA FASE DELL'APPOGGIO AL GOVERNO REGIONALE PER UNA NUOVA PROSPETTIVA

"All'assise regionale del PD, il segretario Lupo traccia un bilancio dell'esperienza di Palazzo d'Orleans e parla di "fase esaurita", indicando come strada possibile quella di "un'alleanza strategica" fra centrosinistra e Terzo Polo".
A stimolare l'esigenza di una nuova strategia devono avere contribuito alcuni fattori, riferibili più che alla vicenda giudiziaria riguardante Raffaele Lombardo, ai risultati delle ultime consultazioni amministrative.
Da questa invocata innovazione, resterebbero fuori l'IdV e SEL, che d'altronde nel Parlamento Siciliano non hanno rapresentanti?
C'è chi assicura di sì, ma non manca qualcuno che risponde: "Vedendo facendo": un po' come si diceva una volta, quando si doveva prendere una decisione presentandosi situazioni incerte.
E tra costoro ci sarebbe l'on Gracolici.
Comunque, ancora una volta, si dà l'impressione che si stia riattivando, in Sicilia, la tradizionale fucina delle innovazioni politiche, che altre volte ha aperto la strada a riflessi positivi in campo nazionale.


CLICCA


ll Pd: “Stop al governo tecnico alla Regione" Nuovo rinvio per il referendum su Lombardo - Palermo - Repubblica.it

UMBERTO BOSSI E LA SECESSIONE PADANA



Finita la festa gabbatu lu santu?

E' possibile che l'antico "detto" siciliano non sia smentito dall'esito della "giornata di Pontida", dove dopo le mezze minacce e le mezze assicurazioni di Bossi, la piazza leghista ha concluso con il grido corale "SECESSIONE, SECESSIONE".

Per cui la richiesta del trasferimento di quattro ministeri, invocata in quella piazza, dovrebbe essere il preludio di quella tanto invocata separazione, dalla madrepatria, di una non ancora definita fetta dell'Italia nordica.
Una fetta nascosta nei cervelli di ministri che, fino adesso incollati a poltrone ministeriali nella Roma ladrona grazie al loro giuramento di fedeltà alla Costuituzione, vorrebbero mettere le ali alle stesse per farle volare fino a Monza.
Adesso la risposta aspetta a Berlusconi, il quale - se non gli si è esaurita la verve delle promesse non mantenute - potrà benissimo contentare il compare padano.
Vogliamo cercare la risposta in questo video?

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domenica 19 giugno 2011

BARCELLONA POZZO DI GOTTO = CANTIERI BLOCCATI E CITTA' IN DIFFICOLTA'

FOTO: COSTRUENDO TRATTO DI STRADA TRA IL LONGANO E VIA S.ONOFRIO

Vanni ha detto...Il comune ha problemi di bilancio, è stato forato il patto di stabilità a causa dei numerosi cantieri aperti in città dall'amministrazione Nania. I famosi fondi che il sen. Nania ha dirottato da Roma a Barcellona Pozzo di Gotto, quando vengono spesi, rientrano nel bilancio del comune che ha il vincolo del patto di stabilità. Quindi se si fanno i cantieri non rimane un euro per l'ordinaria amministrazione , a meno che non si blocchi l'apertura dei cantieri (cosa sensata stante l'attuale vincolo del patto di stabilità) in attesa che il parlamento e Tremonti risolvano la questione che blocca gli investimenti di tantissimi comuni specialmente del Nord Italia, pieni di soldi da spendere. E questo credo che sarà una delle richieste che la lega Nord farà a Berlusconi da Pontida. Il tema è delicato e di grande attualità ed è una delle cause che hanno raffreddato i rapporti tra Tremonti e la base leghista :::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Ve ne sarete accorti: la città di Barcellona è tutta un cantiere.
C'è cantiere nell'area della stazione vecchia;
c'è cantiere nella villa e nella piazza di Sant'Antonino;
c'è cantiere in via Longo; c'è cantiere nella villa Liberty di via Roma, angolo via Operai;
c'è cantiere nella villa di viale delle Rimembranze.

Di tutti questi pubblici cantieri, sembra assodato che attualmente alcuni siano in stand by.
Se ce ne sono, perché sono fermi?
Potrebbe dipendere - come diceva il commentatore sopra menzionato - dal fatto che il Comune sia penalizzato dal patto di stabilità, ritenuto insolitamente sforato dal cumulo di spesa per taluni lavori pubblici?
Un chiarimento, su tale argomento, sarebbe opportuno: farebbe bene anzitutto all'immagine della Civica Amministrazione.

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