giovedì 8 dicembre 2011

BARCELLONA ALLUVIONATA = MENTRE ANCORA SIAMO A META' DEL GUADO, SI DELINEA LO SPETTRO DELLE RESPONSABILITA'


41 e 35
Non sono i numeri di un ambo al lotto, ma quelli che, per l'alluvione del 22 novembre, vanno aggiunti ala già allarmante cifra riguardante le case evacuate e le famiglie gà sfoillate a Barcellona.
41 e 35 sono rispettivamente le abitazioni sgombrate e le famiglie rimaste senza alloggio, su ordinanza del sindaco, nella frazione Feminamorta, dove la situazione idrogeologica s'è riivelata allarmante quanto quella dell'altra frazione montana - Migliardo - dove oltre centocinquanta persone hanno dovuto abbandonare le proprie case, perché risultate ad un primo monitoraggio pericolanti.
Ma sono, per caso, soltanto queste due le frazioni a rischio, messe a nudo dal cataclisma, o in realtà ce ne saranno altre?
La necessità di un attento esame orografico in tutto il territorio collinare che si estende alle spalle del nucleo centrale di Barcellona Pozzo di Gotto è necessario, ed è ovvio che bisogna intervenire con la massima urgenza, sia nelle zone sulle quali l'alluvione ci ha fatto spalancare gli occhi, sia sulle altre per le quali ancora non s'è posta alcuna attenzione.
Troppi sono gli interventi da affrontare e non è certo che possa farlo da solo il Comune di Barcellona Pozzo di Gotto, il cui apparato tecnico ha ormai un organico ridotto al lumicino, da quando diversi dirigenti di settore sono andati in pensione, senza potere essere sostituiti.
E direi che forse neppure con un organico pieno ed efficiente, a Palazzo Longano, si riuscirebbe a cavare dal buco il grosso ragno fatto intanare dal disastroso evento che ha prostrato un'intera Comunità.
Potrebbero esserne conferma le eventuali conseguenti responsabilità che la Magistratura si accinge ad individuare a carico di chi, avendo amministrato - non soltanto nell'ultimo decennio - la città si sarebbe curato poco o nulla dell'assetto idrogeologico del territorio urbano, trascurando così la possibilità d'interventi mirati e privilegiando addirittura la costruzione di sovrastrutture controproducenti.

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