martedì 16 febbraio 2010

S'ALLUNGA E S'AGGROVIGLIA LA CATENA DI DISASTRI IDROGEOLOGICI NELLA NOSTRA TERRA



Quanto sta accadendo nel nostro territorio ci dà la misura dello stato di trascuratezza e d'abbandono in cui è stata e continua ad essere lasciata nostra terra.
Ai disastrosi effetti dell'alluvione di due anni fa, che flagellò diversi centri della costa tirrenica messinese, tra cui il nostro Comune, e del più recente diluvio che, mesi or sono, mise in ginocchio paesi e frazioni della costa ionica, s'aggiungono in questi giorni i drammatici eventi che il perdurare delle piogge ha provocato a San Fratello e in numerosi altri centri dei Nebrodi.
Una catena di disastri, le cui maglie si aggrovigliano, senza che si riesca da parte delle istituzioni a trovare il capo per districarle.
Fuori di metafora: si sta accumulando un susseguirsi di smottamenti e sbriciolamenti del territorio con una tale quantità e gravità di conseguenze negative sulla vita della gente, che, a questo punto, non si riesce più a ad affrontarle per risolverle.
Si accorre, ci si precipita, al momento del pericolo, ci si affanna per scongiurare danni maggiori, non mancano le parate dei politici pronti a cercare una presenza mediatica, si sciupano le promesse e i giuramenti, per poi lentamente mollare, dimenticare, trascurare....
L'esperienza recente e meno recente ce lo conferma.
Quante volte abbiamo dovuto far notare che, nonostante sia avvenuta nel dicembre di due anni fa, l'alluvione che ha sconvolta Barcellona ancora mantiene vive le ferite inferte sul nostro territorio.
Quella più cocente e straziante è la frana al cimitero Sant'Anna, dove un filare di tombe è precipitato sulla strada sottostante e altri loculi rimangono in bilico sul precipizio creato dallo smottamento.
Finora, per sanare tale squarcio s'è soltanto provveduto a scaricare un po' di materiale di risulta, con l'intento di colmare il vuoto. Per il resto si attende...
Tuttavia paradossalmente si potrebbe dire che per il Cimitero s.Anna già s'è fatto qualcosa, se si pensa al nulla che s'è concluso per un altro caso non meno grave, nella frazione di Gala, dove da anni s'attende che venga consolidato e ripristinato il versante franoso a protezione del centro abitato , tra la via Santa Maria Maggiore ed il torrente Mandria.
Là, per tale riparazione, è stata espletata la relativa gara d'appalto, con assegnazione di lavori ad un'impresa, di cui ancora gli abitanti della frazione attendono l'arrivo per l'avvio , nonostante ci siano i fondi di spesa.
Per quanto si parli di esigenze prioritarie, non si tratterebbe comunque di spese esorbitanti.
Torniamo ai casi che si stanno accavallando lungo la costa nebroidea e altrove - si pensi alla Calabria dove il fenomeno dello smottamento non è meno grave - : tutti questi drammatici casi adesso reclamano interventi non indifferenti, tanto da fare guardare con astio chi pensa come prioritaria la spesa per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, anzicché passarsi la mano sulla coscienza e ammettere che quei soldi, invece di sprecarli per un'opera faraonica, che probabilmente non sarà completata, andrebbero impiegati per riabilitare il tessuto idrogeologico delle due regioni sulle cui fragili sponde quel fantomatico ponte s'intenderebbe poggiare.
MA LA COSCIENZA, SI DICE, CE L'HA IL LUPO, ED E' PER QUESTO CHE VEDIAMO NERO PER QUESTA NOSTRA BELLA SICILIA.

2 commenti:

Vanni Zagara ha detto...

Il ponte dovrebbe essere costruito con capitali privati,mentre il risanamento idrogeologico del territorio necessita di capitali pubblici.
E' ora di finirla con la solita solfa
che ad ogni calamità bisogna utilizzare i fondi per la costruzione del ponte per riparare quel che la natura distrugge.E' già successo con il terremoto in Abruzzo.
Chissà come mai nessuno chiede di stornare i fondi della TAV o delle altre numerose e necessarie opere che servono per dotare il nostro paese di una moderna rete infrastrutturale di trasporti.
La costruzione del Ponte sullo stretto è una importante opera necessaria per superare l'isolamento geografico,territoriale e culturale della nostra regione.
La mia paura è che purtroppo non se ne farà niente,come al solito.
Infatti manca ancora il progetto esecutivo.

fra' Galdino ha detto...

Ed è questa tua ultima paura che sta alla base del nostro ragionamento: che si possano spendere i soldi per le infrastrutture a terra, quelle preliminari per intenderci, sconvolgendo ancor più il territorio con cave, cementificazioni ed altro, per poi non arrivare mai all'ultimazione: per cui quel 2017 sarebbe soltanto un simbolo; e che simbolo, perdinci...

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