lunedì 3 agosto 2009

A VOLTE UN "CONDIZIONALE" CI PUO' "CONDIZIONARE"


"Ad affilare le armi, più d'ogni altro, per affrontare una strenua battaglia, c'è in primo piano la Chiesa, che addirittura avrebbe fatto balenare il rischio della scomunica per chi adotterà l'uso della nuova pillola, che - sempre secondo il Vaticano - costituisce un'arma letale, in quanto serve ad uccidere una creatura di Dio"
Per avere scritto questa frase, un tale Mario - che potrebbe anche essere un don Mario o, come si dice dalle nostre parti, un padre Mario -m'ha tacciato d'ignoranza.
Avrei ignorato che la Chiesa è categorica nelle sue leggi, per aver inteso dire che il cattolico - ovviamente in quanto cattolico -, di fronte al dilemma "pillola sì, pillola no", rischia la scomunica,
Pur scrivendo da cattolico - che potrebbe anche ignorare il codice canonico - il sottoscritto informava in questo blog, persone non tutte inevitabilmente cattoliche, Parlava, cioè, anche a gente che non rischierebbe la scomunica, in quanto scomunicare significa estromettere dalla comunità cattolica : e chi non è cattolico, essendone già fuori, non ha bisogno di essere estromesso, cioè scomunicato.
Il rischio allora della scomunica c'è, ma solo per il cattolico.
Se il padre Mario, si volesse impuntare su quell'avrebbe fatto balenare,, là potrebbe pure avere ragione, in quanto improprio è il condizionale, in un caso categorico come questo.
E allora diciamo che la Chiesa ha ricordato - ai cattolici - che si rischia la scomunica a causa della pericolosa pillola. Il che vuol dire che l'uso della Ru486 è condannato e postula di conseguenza l'espulsione dalla Comunità cattolica.
Sono io (cattolico o cattolica) a dovere escludere l'uso della pillola del giorno dopo, come sono io (cattolico o cattolica) a dovermi presentare all'altare a ricevere l'Eucarista, con l'anima scevra del peccato mortale, possibilmente dopo avvenuta confessione. La Penitenza è un Sacramento, che non va trascurato.
Eppure ogni domenica, pur senza traccia di confessori, sono frotte di fedeli ad accostarsi all'altare per la Comunione.
Mai una volta che abbia sentito tuonare contro chi s'accosta con tanta facilità al Santissimo Sacramento.
Raramente qualche flebile avvertimento.
Mi si dirà che mancano i sacerdoti.
Sì, ma le regole restano invariate.
Si concede di confessarsi quando ci sarà la possibilità.
Ma non sarebbe più opportuno trovare qualche altra strada per un'intima contrizione?
Insomma, una cosa intendo dire: Non si può fare di tutte le erbe un fascio, va bene, ma non si possono neppure usare due pesi e due misure, nel chiedere il rispetto della legge.

Francesco Cilona

3 commenti:

Edua ha detto...

Forse il mio è un pensiero anacronistico, che può provocare la facile ilarità considerato lo stato attuale delle cose, tuttavia Io penso che il futuro debba essere naturalmente l'anello di congiunzione che ci viene dal passato più che dal presente, specie quando si è sperimentato già abbastanza da comprendere che delle liberalizzazioni sono state un fallimento, ritorcendosi spesso contro i valori ed il fondamento della vita stessa. Negli anni della contestazione, il riscatto del cosiddetto sesso debole è stato portato avanti talmente spregiudicatamente che poi si è perso ogni limite, certo vi erano cose a favore della donna che andavano fatte anche per un senso di giustizia sociale e morale, questo è indubbio, tuttavia in certi campi non solo si sono capovolte le cose ma per finire non si ravvisa più la necessità di quel limite. Io penso che a parte il periodo dell'innamoramento giovanile ovvero delle facili infatuazioni, l'uomo e la donna si debbano unire solo quando fra loro vi sia amore e non per puro atto sessuale, e solo da un gesto d'amore debba generarsi l'amato/a rispondendo cosi al desiderio di donarsi e donare la vita! Nel contesto "moderno" certo questo pensiero appare deridibile, si chiama amore ciò che invece è solo possesso dell'altro e nel gesto materiale si usa focalizzare il senso ultimo del proprio egoismo tristemente per la donna allora ostentare sensualità e mostrarsi fino all'indecenza, diventa la via del successo da questa spegiudicatezza al finire in uno di questi programmi televisivi stupidi e privi di contenuto, il passo è breve. Stessa cosa dicasi per ragazzi che tristemente effeminati, frastornati, si adeguano. "Io non sono un uomo del passato, sono un Uomo della vita!" diceva La Rochelle, ed Io vorrei usare questo pensiero di un gigante per produrre l'umiltà del mio, ovvero, riconosciute alcune condizioni estreme in cui non si può fare a meno di agire nel modo meno auspicabile, come ad esempio il pericolo di vita della madre... Io credo che nessuno neanche una madre possa arrogarsi il diritto di interrompere un vita e vadano al diavolo tutte le questioni alternative che si adducono col solo scopo di giustificare un gesto così cruento e crudele senza scomodare l'opera immane che la chiesa intraprende alla giusta difesa di questa causa inopinabile anche per un non credente, Io credo che il contrastare questo gesto sia proprio un atto di consapevolezza, di crescita interiore, di maturità D'amore! Ed è proprio di questo, d'amore, che la società moderna è orfana. Nessuno, ribadisco nessuno tocchi la vita, specie quando questa s'accosta alla luce... indifesa!

Mario ha detto...

Premetto che non sono sacerdote ma un semplice laico. Quindi nessun padre Mario, ma semplicemente Mario.
Ho usato l'aggettivo "ignorante" nel suo significato più rispettoso di persona che ignora e non come insulto. Chiedo comunque scusa se così è stato inteso.
È vero che molti si accostano al Santissimo Sacramento con grande superficialità e che il sacramento della riconciliazione è sempre meno frequentato. È pure vero che non è facile oggi entrare in una chiesa e trovare un sacerdote subito disponibile a confessarti. Credo però che una delle cause sia, più che la mancanza di presbiteri, il primeggiare nei loro impegni di tutte quelle attività "terrene" che, seppur importanti e meritevoli, sono sempre "secondarie" rispetto al loro compito principale che è quello spirituale di salvare le anime, una per una. Ecco il programma per i suoi sacerdoti di San Josemaria Escrivá de Balaguer: «studiare incessantemente la scienza di Dio, orientare spiritualmente tante anime, ascoltare molte confessioni, predicare instancabilmente e pregare tanto, tanto, avendo il cuore sempre là, nel Tabernacolo». Anche il Santo Padre ne ha parlato recentemente e l'aver indetto l'Anno Sacerdotale.

Silvio ha detto...

Il pensiero di Edua che condivido, è quanto di più auspicabile, purtroppo però deve fare i conti con il materialismo che proviene dal capitalismo, con l'arroganza ed una incapacità di quella generazione che credendo di poter sostituire la precedente, non ha saputo invece includere nel proprio percorso di crescita culturale la spiritualità.

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