lunedì 6 luglio 2009

NO FRANZA, NO BONINA, NO CALCIO A MESSINA




Quando stamattina ho appreso che Immacolato Bonina, presidente emerito dell'Igea Virtus e attuale dell'Igea basket di Barcellona, si trovava a colloquio con il compaesano Peppino Buzzanca, sindaco di Messina, per discutere sulla possibilità d'imbarcarsi nell'impresa per la rinascita del calcio messinese, prima di esprimere la mia opinione, ho voluto attendere il risultato dell'incontro.
Avevo una certa sensazione sulla fattibiltà di un tale progetto, ma ho preferito lasciarla "in nuce", perchè a volte e, anche spesso, le semplici sensazioni possono ingannare.

Adesso che l'incontro tra i due personaggi s'è concluso e l'esito si presenta sconfortante, soprattutto a chi sperava nella riuscita, mi vien voglia di sorridere, pensando che la mia modestissima sensazione combaciava perfettamente con quanto Bonina alla fine ha dovuto e voluto precisare al suo "
onorevole interlocutore".
Come avevo già intuito, Immacolato Bonina ha chiaramente detto che sarebbe stato disponibile ad assumere la propria responsabilità manageriale in un progetto siffato, nel caso in cui ci fosse stato qualche mano d'aiuto da parte di altri imprenditori.

Speranza del tutto improbabile, a quanto pare.
«Il mio accostamento all'Acr Messina - avrebbe precisato Bonina - parte da un incontro che ho avuto con l'avvocato D'Angelo, la settimana scorsa. Io ho dato la mia disponibilità, ma è chiaro che per fare calcio a Messina, oltre allo stadio importante e alla tifoseria calda, ci vuole una struttura societaria solida. In parole povere ci vogliono sei-sette imprenditori disposti ad investire in un programma pluriennale. Non ci si può certo avventuare e vivere alla giornata».
In parole povere, s'è sentita la necessità di "una cordata" che con il proprio contributo desse al progetto una fisionomia non pasticciata, ma basata su un accordo a lungo termine in grado di garantire economicamente e strutturalmente la solidità dell'eventuale nascitura società. Inoltre ( aggiungerei io, se Bonina per pura cortesia non l'avesse detto) ci vorrebbe un effettivo risveglio della passione del pubblico: di quell'attaccamento che è venuto a mancare durante la gestione Franza. Ma - diciamolo tra noi - che cosa avrebbe potuto dire e fare di differente un presidente che, avendo amato e sostenuto per tanti anni la gloriosa Igea Virtus - come d'altronde avevano fatto altri in precedenza anche quando si chiamava Nuova Igea - se non quello che ha detto e fatto?
Lui che, pur avendo operato molto per tenere alto il decoro della società giallorossa barcellonese, alla fine ha dovuto... regalarla ad altri, scottato com'era dalla caduta della passione dei barcellonesi per il calcio giocato, avrebbe potuto e dovuto ora imbarcarsi in una situazione non dissimile a quella prospettata alla corte di Peppino Buzzanca?

FRANCESCO CILONA
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