sabato 6 giugno 2009

SAPREMO MAI SE CIO' CHE METTIAMO NEL PIATTO E' SEMPRE SALUTARE? Secondo Legambiente pare essersi allentato il controllo sui fitofarmaci in agricoltura



Come andiamo a pesticidi, nei nostri alimenti?
A tale proposito suonano campane diverse.
Un po' come avviene quando c'è una manifestazione di piazza: gli organizzatori dicono x e la polizia per lo Stato corregge: 1/10 di x.
Se si bada a quanto riferisce legambiente "I miglioramenti nel campo della lotta ai pesticidi nei prodotti ortofrutticoli e derivati sembrano essere un lontano ricordo". Perchè appunto, secondo il rapporto annuale di Legambiente sui residui di fitofarmaci nei prodotti ortofrutticoli e derivati commercializzati in Italia, "Pesticidi nel piatto 2009", presentato a Roma, sono percentualmente in aumento. La frutta si conferma quale categoria "più inquinata", con un aumento delle irregolarità, rispetto all'anno scorso. Su 3.507 campioni di frutta, 81, ovvero il 2,3%, secondo Legambiente, sono irregolari con residui al di sopra dei limiti di legge. Questi dati confermano il peggioramento rispetto all'anno scorso, con un incremento di residui pari allo 0,7%. Solo il 53,8% della frutta che viene consumata dagli italiani è priva di residui chimici.Persino le mele farebbero registrare un tasso di residui superiore al consentito.Preoccupante sarebbe anche il dato relativo agli agrumi.
Ma i risultati dell'indagine dell'associazione ecologista sono contestati da Agrofarma, il cartello delle imprese che producono farmaci usati in agricoltura.
In un comunicato, l'associazione afferma che le mele e gli agrumi, punti dolenti secondo Legambiente, sono assolutamente sicuri e che il trend riguardante la riduzione dei residui di pesticidi nei prodotti ortofrutticoli è positivo, e non negativo come sostenuto nel rapporto.
D'altronde l'ultimo rapporto ufficiale del Ministero del Welfare conferma che il 66,7% di frutta e verdura è totalmente privo di residui mentre il 32,2% presenta tracce sotto il limite di pericolosità. Solo l'1,1%, una delle percentuali più basse degli ultimi anni, presenta tracce sopra la soglia di legge, una soglia stabilita "per difetto" dalla comunità scientifica", si legge nel comunicato.
E allora, stando così le cose, a chi bisogna credere? Sono esatti i dati conferiti da Legambiente o quelli del Ministero che - guarda caso - coincidono con quelli dei produttori di fitofarmaci?

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