giovedì 14 maggio 2009


Veronica e le donne al tempo del Cavaliere

IL COMMENTO
Veronica e le donne al tempo del Cavaliere
di NATALIA ASPESI


Lui un buon uomo addolorato, un marito ferito, un padre che, pur oberato dai suoi impegni internazionali, passa le serate col figlio e spera solo in una riconciliazione, in nome dell'amore e della famiglia: lei una povera donna che è caduta in una trappola mediatica, una moglie che si è fatta plagiare, una persona fragile, incapace di autonomia, forse addirittura disturbata, per non dire matta.

La vera trappola mediatica è invece la "rotocalchizzazione", quella che il potente sbarramento di quotidiani, settimanali, mensili, televisioni, siti al servizio del premier, ogni giorno si spalanca su Veronica Lario, per macchiarla, denigrarla, distruggerla. Per fare di lei non una moglie che non sopportando più le umiliazioni e le stranezze del marito, chiede come è suo diritto la separazione, ma una creatura suggestionabile, instabile, irragionevole, soggetta a incubi, forse addirittura pericolosa a sé e agli altri. É come se all'impero della comunicazione di cui il premier è padrone, fosse stato ordinato non tanto di far rilucere le sante ragioni di un marito sofferente per le folli accuse di una moglie, contemporaneamente sottolineando la sventatezza e i torti di lei: ma piuttosto di rendere questa moglie da subito inaffidabile, incapace di intendere e volere, nel caso decidesse prima o poi di dire la sua: perché nessuno conosce, oltre alle virtù di un marito, i suoi segreti, gli errori, le debolezze, i peccati, gli abissi, più di una compagna di trent'anni di vita.

Ma la signora Lario tace, non reagisce a nessuna provocazione, ha scelto, con grande intelligenza e fermezza, il silenzio, l'ombra, l'invisibilità. E nella volgare ragnatela di pettegolezzi, pareri, offese, diagnosi, barzellette, sondaggi, supposizioni, invettive, sghignazzi, ragazzette e ministre e vecchie foto, che stanno macchiando la sempre più servizievole e provinciale informazione italiana, quel silenzio, quell'ombra, quell'invisibilità, mettono a disagio i lanzichenecchi dell'insulto, li fanno sentire impotenti, nell'incapacità di creare un vero e proprio scontro che consenta loro aggressioni sempre più violente e infamanti.

Il silenzio, per ora, è la lama più affilata che la signora Lario, una moglie come tante, come tante offesa, che ha con sé solo il potere delle sue ragioni e della sua ragione, può opporre non a un marito come tanti, ma a un premier che si crede invincibile e immortale, ricchissimo e certo che tutto sia in vendita, che ha con sé un governo che mai dissente, una maggioranza parlamentare ubbidiente, una moltitudine di avvocati sapienti, una folla di cortigiani disposti a tutto, un muro compatto di giornali e televisioni di massimo cinismo, una parte rilevante degli italiani, uomini e donne, intrappolati da una specie di incantamento che nulla scalfisce. Forse le ultime avventure familiari ed extrafamiliari? Dipende: un sondaggio Swg dice che il 67% degli italiani si schiera con Veronica, mentre dai focus group di parte risulta che stanno con Silvio l'85% delle donne italiane.

Delle donne, italiane! Di sicuro una balla, o una macroesagerazione, ma è vero che le ultime vicende personali di cui è stato protagonista il presidente del consiglio, hanno esasperato una nuova mutazione, un ripiegamento, una perdita di equilibrio del costume italiano, segnando la fine del politicamente corretto di genere, del rispetto verso le donne; di quelle fantomatiche pari opportunità che dopo aver prodotto una deliziosa ministra carica di sue invidiabili opportunità e quindi antifemminista, servono solo a privilegiare ragazze giovani e carine, di cui si decantano le lauree plurime, come se bastassero a sostituire esperienza, passione, sacrificio, competenza.

Le donne sono tornate a essere il bersaglio del maschilismo più fascistoide, con giornali che delle signore che danno fastidio pubblicano subito foto discinte e rastrellamento di ex amanti, perché la donna torna ad essere solo corpo, solo sesso, da disprezzare, irridere, additare al pubblico ludibrio, oppure, se servizievole, da esaltare e promuovere, soprattutto nella freschezza e stupidaggine della minore età. Bastava vedere nell'ormai celebre puntata di Annozero, con che disprezzo virilista l'avvocato Ghedini al servizio del premier e quindi promosso parlamentare, trattava Emma Bonino, la cui fermezza, e intelligenza, e preparazione, e storia, meritano sempre ascolto; ma non per Ghedini, cresciuto alla scuola che se irridi e parli sulle parole dell'altro, quelle parole preziose vengono cancellate. E nella stessa trasmissione si ha avuto la conferma che anche le donne hanno perso la testa: dopo che Noemi Letizia è stata paragonata a Cenerentola, la direttrice di un settimanale rosa, graziosa anche se non minorenne, ha spiegato il suo appoggio al presidente del consiglio in veste di marito perché "è bellissimo" e pure molto galante. Il boato del pubblico l'ha molto stupita, e amareggiata. Tutti i settimanali di gossip, non solo quelli di proprietà berlusconiana, con qualche distinguo, hanno elogiato, in questa occasione di prezioso pettegolezzo, oltre al politico, il tombeur des femmes, dando vita al nuovo Principe Azzurro che fa impazzire le donne: ultrasettantenne, sempre truccato, con cinque figli e due mogli, simpaticamente donnaiolo, e con un patrimonio e un potere immenso che nessun principe azzurro tradizionale si è mai sognato di possedere. Il colpo finale lo ha dato la piccola massima diva del momento, la diciottenne Noemi che con la sua grazia gentile è un clone indistinguibile delle sue coetanee, tutte con capelli biondi e lisci, corpicino stretto, sorriso fisso, pazze per lo shopping, meta Il Grande Fratello, per lei oltre a papi, si capisce.

E' stata lei, in totale incoscienza, a sfoderare una parola che era uscita dal vocabolario di uomini e donne persino in confessionale, che non era più comparsa tra i problemi, le angustie e le indispensabili virtù femminili: proprio lei ci ha ricordato che "la verginità è un valore importante" e chissà come si dispereranno i suoi cloni, che se ne erano dimenticate e potrebbero da adesso sentirsi fuori moda.
Origine: Repubblica

1 commento:

Anonimo ha detto...

mala, mala tempora currunt........

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