giovedì 14 maggio 2009

Uno "spaccato" della vita nella tendopoli. E' davvero il dramma nella tragedia / guai a sottovalutarlo


Gli annunci ufficiali dicono che i trentamila attendati dell'Aquila dovranno resistere "almeno fino a settembre"
Poi arriveranno le case antisismiche.
"Io non so nemmeno - dice Fabiana - se riuscirò ad arrivare a domani.
Provo a spiegare cosa sta succedendo.
I guai cominciano al mattino, quando leggo Il Centro. Ecco, in una tendopoli hanno trovato un uomo malato di tubercolosi e l'hanno portato all'ospedale. In un'altra c'è stata una rissa: quattro romeni che si sono presi a coltellate. E poi epidemie di diarrea, casi di broncopolmonite...
Tu leggi e pensi: adesso toccherà a noi. E ti viene dentro un'angoscia da non credere.
Provi a fartela passare. Ti ripeti: se sono fortunata, non succederà nulla né a me né ai miei.
Ma come fai a essere ottimista?
La vita, qua dentro, è ormai impossibile. Durante il giorno c'è un caldo da crepare. La notte arriva il fresco ma non si riesce a dormire.
Il motivo? La tensione ormai è altissima. Ti chiudi in tenda e senti le urla arrivare da altre tende. Senti chi litiga, chi minaccia, chi picchia. Ci sono le risse.
Ecco, anche poco fa sono passati di corsa due carabinieri che inseguivano un uomo. Mi hanno detto che ha spaccato il naso a sua moglie perché si era permessa di sciogliere i capelli".

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