sabato 7 febbraio 2009

COME SI POLITICIZZA UN CASO PIETOSO, PER UN TORNACONTO PERICOLOSAMENTE AMBIZIOSO

Talebani di governo contro il Colle

C.R., 06 febbraio 2009, 19:05

Talebani di governo contro il Colle Sul caso di Eluana Englaro si consuma uno scontro istituzionale gravissimo tra esecutivo e Quirinale. Il Consiglio dei Ministri prima approva in extremis un decreto per fermare i medici nonostante il no del Colle, poi in serata si riunisce per presentare una legge da portare alle Camere. Il premier minaccia: "Se necessario cambio la Costituzione". Il Capo dello Stato incassa il sostegno da Fini e da tutto il centro sinistra dentro e fuori dal Parlamento. "Deluso", al contrario, il Vaticano. In piazza per la vigilanza democratica

Lo Stato, non quello di diritto ma quello proprietario val bene qualche compromesso sottobanco con la Lega e con il Vaticano e poco importa se per restare in sella si deve calpestare la Costituzione. È quello che nel suo intimo, pensa Silvio Berlusconi che, per mettere in salvo il suo esecutivo dalle fibrillazioni interne ha accontentato la Lega nord nella sua smania giustizialista contro gli immigrati facendo approvare dal Senato in quattro e quattr'otto un disegno di legge xenofobo e repressivo. E, in cambio dell'accondiscendenza dell'oltre Tevere ha barattato lo Stato di diritto con l'accanimento terapeutico mascherato da "difesa della vita" di un corpo costretto a vegetare.
Perché di questo scambio si tratta e perché per mantenere questo simulacro di democrazia eterodiretta tra Casa Arcore e Via della Conciliazione il premier in carica non ha esitato ad aprire un conflitto senza eguali dalla nascita della Repubblica Italiana tra potere Esecutivo, Capo dello Stato, Magistratura e Parlamento.
L'antefatto lo conosciamo tutti: il corpo di Eluana giace su un lettino a Udine, nella clinica la Quiete e oggi i medici si apprestano a iniziare quella lenta procedura che porterà a staccare la spina fra circa una settimana. Ci sono voluti anni di battaglie condotte dalla famiglia Englaro per veder rispettate le volontà di quella giovane donna; tre gradi di giudizio da parte della magistratura; mentre imperversava la polemica nel paese e il parlamento si arenava non riuscendo a partorire un testo di legge condiviso.
Poi, la boutade del decreto legge governativo. Una firma sotto tre righe di testo che vietano di sospendere l'alimentazione e l'idratazione. E la minaccia che se il decreto non passa allora si "forzerà" il Parlamento e financo la Costituzione.
Eppure, il presidente Napolitano aveva speso tute le sue parole per chiedere una legge condivisa su un tema, quello del testamento biologico, che attiene alle sensibilità di ogni singolo individuo, perché tratta di vita e di morte, di libertà e di dignità della persona, di fede e di scienza. Si era spinto fino all'estremo gesto di scrivere nero su bianco una lunga lettera che spiegava al Consiglio dei ministri il perché e il percome delle fondamenta della Carta costituzionale italiana, dello spirito democratico e del principio ineludibile della divisione dei poteri. Tutto per evitare un confronto - scontro la governo e Quirinale, soprattutto quando il paese si trova ad affrontare una crisi economica e sociale senza precedenti. Tutto vano.
Napolitano si è visto strattonare, sbattere la porta in faccia, richiamare all'obbedienza dal "manager" Silvio che non sopporta di non essere accontentato. Ma il Quirinale non risponde all'uomo politico né tantomeno al manager. Risponde alla Costituzione e alla democrazia. E quel decreto, il presidente della Repubblica non lo può firmare perché mancano i requisiti della necessità e urgenza e perché la giustizia si è già espressa al riguardo con il suo massimo organo.
Ma Berlusconi insiste: "Se non ci fosse la possibilità di ricorrere ai decreti legge tornerei dal popolo e chiederei il cambiamento della Costituzione". Perché "la decisione sui requisiti di necessità ed urgenza di un decreto legge spetta al governo, non ad un altro organo". Tradotto, il Parlamento è troppo lento ed è dunque un inutile orpello. Come fastidioso è il controllo da parte del presidente della Repubblica. Se il governo decide - o meglio se lui decide che il governo decida - nessun'altro potere dello stato può sbarrargli la strada.
Un colpo di mano che preoccupa anche Gianfranco Fini, presidente della Camera e numero due del Pdl, il quale non esita a schierarsi con il presidente della Repubblica contro la sua stessa maggioranza. "Desta forte preoccupazione che il Consiglio dei ministri non abbia accolto l'invito del Capo dello Stato, ampiamente motivato sotto il profilo costituzionale e giuridico, ad evitare - sottolinea Fini - un contrasto formale in materia di decretazione d'urgenza".
L'intento del governo è golpista. Un golpe confessionale, sostenuto dal Vaticano. Tant'è che dall'oltre -Tevere giungono le dichiarazioni di "profonda delusione" all'indirizzo del Quirinale. L'allarme è alto: dalla Cgil alle organizzazioni della società civile, dai partiti della sinistra fino al Pd si invita alla "vigilanza democratica". Anche di Pietro dimentica i dissapori col Colle per esprimere la sua piena solidarietà al capo dello Stato. D'altra parte quelle intercorse tra l'ex pm e Giorgio Napolitano sono solo piccole scaramucce rispetto a quanto accaduto oggi per volontà del presidente del Consiglio.
Il 'no' del presidente della Repubblica alla decretazione d'urgenza costringe ora l'esecutivo a cercare una strada alternativa. Il premier Berlusconi ha già espresso l'intenzione di invitare il Parlamento "a riunirsi ad horas" per approvare in due o tre giorni una legge che "anticipi la legge, già all'esame della commissione Igiene e Sanità del Senato che contiene questa norma". Ma i tempi si allungherebbero.
Probabile dunque che già stasera si opti per un disegno di legge governativo (che potrebbe ricalcare il decreto legge di questa mattina), al quale il presidente del Senato Schifani ha promesso una "corsia preferenziale" e sul quale verrà posta la fiducia. Una "promessa" che calpesta le Camere nella loro autonomia.
Se oggi è fallito il pressing sul Colle, domani sarà pressing sul Parlamento e il ddl governativo corredato dall'ormai immancabile fiducia, vanificherà gli ultimi anni di dibattito che ha coinvolto parlamentari, medici, religiosi e giuristi.

Tratto da:AprileOnLine.info




5 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Cicciu il dibattito è nazionale.Ma mi sembra opportuno riproporlo anche a livello locale.Ogni comune ogni provicia ogni regione dovrebbe farlo suo.La posta in gioco è alta: lo stato laico di diritto e la democrazia parlamentare sono in gioco.Ma siamo in Europa ed è difficile arretrare dalle posizioni civili raggiunte.La Merkel e la Chiesa tedesca sono stati molto duri col Papa sulla questione del negazionismo,dei lefebvriani e della shoha.Noi purtroppo abbiamo gli atei devoti i teodem i teocon tutte sigle che nascondono non troppo velatamente solo desiderio di potere e di statu quo ante.La Chiesa italiana,sul caso Eluana, sta combattendo con violenza morale inaudita una battaglia di retroguardia all'inseguimento dell'integralismo più assoluto.Ma la scienza e la tecnica porteranno avanti il mondo e a lei non resterà che chiedere perdono, dopo.Il fatto che il governo intero la segua dimostra che ha gravi difficoltà di identità e di capacità ad affrontare l'attuale crisi economica,e si butta in battaglie simboliche che dividono gli itaiani ma che reputa vantaggiose ad personam.Fortunatamente,abbiamo un presidente della repubblica che fa onore all'Italia,e noi siamo con lui.

Anonimo ha detto...

Mah! credo che questo sia un paese morto. Un paese che non ha più il senso di se stesso, ormai proteso al più becero individualismo e governato da un uomo che con protervia si permette di giudicare il dramma umano di un padre che deve rendere libera la propria figlia da un accanimento medico che rende tale vita non più umana. Credo che in questi casi bisognerebbe lasciar fare alla natura. Comunque, nessuno di noi ha il diritto di sapere cosa farebbe al posto del caro Beppino Englaro a cui mi permetto di rimproverare, con tutto il rispetto possibile per il dramma vissuto, di aver dato spazio pubblico al suo strazio. Nel silenzio di un ospedale avrebbe potuto liberare prima sua figlia senza dover avere l'incubo dei consigli di Gasparri e Cicchitto. Una parola la spenderei per la Chiesa, così solerte a revocare la scomunica a un pazzo di prete lefebvriano che parla delle camere a gas come di strumenti di disinfezione, che non espelle dal proprio seno vigliacchi e assassini di anime come i preti pedofili, ma pur tuttavia ci dice che una vita umana è tale e va rispettata anche nonostante abbia trascorso gli ultimi 17 anni in coma vegetativo. Se non sbaglio, anche Papa Giovanni Paolo II rifiutò le cure in punto di morte ("LASCIATEMI TORNARE ALLA CASA DEL PADRE" pare abbia detto). Cosa aspetta questo popolo a capire chi abbiamo davanti? Esiste in esso un rigurgito di buonsenso e di koinonìa? Che aspetta a ribellarsi? O è in overdose di tette e culi e quindi incapace di capire che siamo di fronte alla fine della libertà e della democrazia?

Anonimo ha detto...

"Ma la scienza e la tecnica porteranno avanti il mondo..."
Ecco i nuovi dei, inchiniamoci al loro cospetto. Amen.

Anonimo ha detto...

parli di giustizionalismo con i genitori dei ragazzi di Guidonia, veda cosa le risponderanno!

Anonimo ha detto...

c'è chi parla di repressione e razismo, non hanno capito che i delinquenti non hanno pelle nè colore, mentre loro ci ammazzano qualcuno ancora sostieneche non si deve reprimere, ma stiamo scherzando? Ritornano i "garantisti" che tanto danno hanno fatto al nostro Paese!

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