sabato 30 agosto 2008

BERLUSCONI:" Urge una stretta di vite sulle intercettazioni" - PRODI:"A me le intercettazioni non fanno nessun solletico"



Mentre la sua discepola propone il 5 in condotta per lo studente-bullo, Lui, che bullo non è ma furbo sì, prende un bel 10 tondo, per profitto e comportamento. E stavolta non glielo assegna "Libero", che sappiamo di chi è, ma "Liberazione", il giornale comunista diretto da Piero Sansonetti, secondo il quale il l'Harry Potter all'ennesima potenza starebbe attuando tutto ciò che aveva promesso in campagna elettorale.
Ma vediamo che cosa è stato in grado di realizzare, con la sua verve volpina, il premier d'Italia.
A parte tutte le leggi, approvate in un batter d'occhio per salvaguardare la propria incolumità, scontatissime e sacrosante per ogni suo fan, sta intanto influenzando con i propri trucchi persino grosse personalità straniere. Con le sue insistenti telefonate ha tenta
to intanto di ipnotizzare Putin, al fine di risolvere pacificamente la grossa questione dell'Ossezia. E Putin "stregato" ha riconosciuto subito l'indipendenza di quella contrastata regione; dopo la vittoria sul Pd, nel formare il nuovo governo, ha chiamato a sè, oltre ai soliti vecchi soggetti, uno stuolo di belle giovani donne, tipo la Marvagna e la Gelmini, e nel far ciò ha fatto da maestro, niente popò di meno a chi?, a McCain, il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, che sicuramente influenzato dal suo eempio ha candidato come suo vice, alla presidenza della Casa Bianca, la bella Sarah Palin,44 anni, governatrice dell'Alaska. Tutto questo basterebe per un dieci e lode al maghissimo che tanto influsso sta spargendo per il mondo. Ma ci sarebbe di più: da considerare cioè la sua inveterata tendenza alla furbizia, propria del trucchista tramite stampa e legulei . Dopo che un suo giornale - Panorama - ha pubblicato (a sua insaputa?) stralci di conversazioni telefoniche di Prodi, intercettate in un'inchiesta giudiziaria, ha subito preso la palla al balzo per invocare l'immediata approvazione in Parlamento di una legge fortemente restrittiva, già preparata dai suoi avvocati, specialisti nell'azzeccare - come dice Di Pietro - i garbugli necessari per proteggere la "privacy" berlusconiana. E per apparire sincero in tale sollecitazione e umanamente comprensivo verso gli altri, s'è persino "umiliato" ad esprimere tutta la sua solidarietà al suo acerrimo avversario, quel Prodi che aveva tanto sgambettato.
Solo che Prodi - almeno stavolta - è riuscito a parare il colpo, rispondendo: "No, grazie. Io sono a favore delle intercettazioni, anche se riguardano me".

Fra' Galdino

venerdì 29 agosto 2008

TRE PASSI INDIETRO NELLA SCUOLA




Riflettendo su quanto sta accadendo a danno della stabilità della scuola italiana, mi sto chiedendo se sia giusto e oculato farne cadere la responsabilità sulla ministra alla pubblica istruzione, la Mariastella Gelmini, della quale si sta tanto parlando, bene o male, da farla assurgere ad astro nascente del firmamento berlusconiano. Un po' com'era avvenuto qualche anno fa con Michela Vittoria Brambilla, stella anch'essa nascente, oscurata nella sua crescita. Di tutte le "novità" nella scuola, di cui si sta facendo per ora un gran parlare, io alla Gelmini non darei neppure un briciolo di diritto d'autore: sia perchè non si tratta d'innovazioni, ma di semplice tentativo di riesumazione d'un passato remoto, non appartenente all'esperienza della giovane ministra; sia perchè, in ogni ministero italiano che si rispetti, c'è sempre un diavolo dietro l'altare, che nelle vesti di burocrate o di esperto ha il compito d'istruire il ministro neofita. E così, anche in questa occasione, con una giovane a capo del dicastero alla pubblica istruzione, l'istruzione sul da fare per ammodernare "by revival" la scuola sarà venuta dal solito "barbagianni" studioso di pedagogia e psicologia e possibilmente anche autore di polverosi programmi scolastici.
Quindi, sarei un don chisciotte contro un mulino al vento, se accusassi la Gelmini per ciò che sta avvenendo.
I veri responsabili sono i suggeritori, fautori del 5 in condotta strozza-bullismo, i quali non tengono conto di quanto sarà difficile trovare un insegnante o un consiglio di docenti che decreti un cinque asso pigliatutto, capace di provocare la bocciatura in tutte le materie. Anche perchè i veri bulli non hanno bisogno del 5 per farsi bocciare, visto che la prima cosa che odiano è lo studio.
Per quanto concerne il ripristino del voto numerico, penso che sia una rivisitazione di facciata, che nulla cambia, visto che il numero verrebbe accompagnato dal giudizio verbale.
Il ritorno al maestro unico - e lo dico io che, a suo tempo, mi amareggiai per la sua dipartita - è un passo indietro errato e non perchè, quando operava da solo, il docente non era in grado di portare avanti bene la propria classe, ma perchè adesso (dopo anni di lavoro in equipe: tre maestri per due classi, generalmente parallele) ciascun insegnante si troverebbe impreparato ad abbracciare tutte le discipline, considerato che, ancorchè gradualmente, ognuno s'è impratichito - non dico specializzato - su un gruppo di materie anzicchè su un altro. Pur non essendo stata esclusa una possibile rotazione, è certo che generalmente s'è proceduto all'affidamento delle materie privilegiando la specifica attitudine o preparazione del soggetto docente. Quindi il ritorno del maestro unico postulerebbe necessità di corsi intensivi per un rodaggio integrale della capacità didattica di ciascun maestro. Corsi che naturalmente non andrebbero confusi con quelli per gli insegnanti del Sud, usciti avventatamente dalla bocca della Gelmini.
L'educazione civica, come materia, non è una novità neppure questa, anche se sempre ha lasciato il tempo che ha trovato, visto che la vera educazione non si può imporre con la lezioncina sulla Costituzione imparata a memoria, ma affinando la sensibiltà umana e quindi la socievolezza, grazie all'esemplare comportamento del docente e della classe da lui educata.

Francesco Cilona

giovedì 28 agosto 2008

APRIREMO IL MERCATO DEL CONTADINO: ma non facciamogli sapere quant'è buono il formaggio con le pere


"Non dire al contadino, quanto è buono il formaggio con le pere". Con questo fortunato slogan, ormai proverbiale, una casa produttrice di formaggini, rese popolare uno spot pubblicitario, che i meno giovani ricordano sicuramente.
Buono il formaggio, buone le pere, una delizia metterle insieme, ma anche guai a stuzzicare "l'ingenuità" del villano, perchè - come diceva un proverbio antico - il Signore doveva fare al contadino gli occhi nei ginocchi. Per dire che chi coltiva la terra è più furbo di quanto si possa credere. Per cui fargli conoscere la squisitezza di quei due prodotti, avrebbe potuto costituire un invito al contadino ad impreziosire i propri frutti.
Parabola significa: "Date in mano al contadino la facoltà di fare il prezzo della sua merce - e non fateglielo più imporre dalla filiera del mercato - e lui troverà il modo di rivalersi di tutti i condizionamenti finora subiti, alzandolo motu proprio.
I meno giovani non avranno dimenticato con quanta capacità imprenditoriale ortolani e agricoltori e proprietari terrieri, che nel dopoguerra avevano in mano la produzione delle materie prime alimentari, riuscirono a incidere nel costo della vita, negli anni quaranta, quando ancora si acquistava il pane e la pasta con le limitazioni della tessera.
Per molti di loro, quello fu l'inizio del riscatto economico.
Successivamente, quando le cose, almeno apparentemente, tesero alla normalità, cominciarono ad insinuarsi tra produttori e consumatori gli intermediari : prima l'anello degli intrallazzisti, successivamente quelli degli intermediari meno illegali, in fine la filiera composita attuale, che nel portare sul mercato la produzione contadina determina un progressivo dilatamento del costo.
Per rimediare a tale ipertrofia, da settimane si parla dell'opportunità di favorire i cosiddetti mercatini del contadino, già sperimentati con una certa efficacia in diverse città del centro-nord.
Prima ancora che se ne discutesse sui giornali, il consiglio comunale di Barcellona ne aveva deciso l'attuazione nella nostra città e ne aveva approvato il regolamento, su sollecitazione delle forze sociali.
Secondo la normativa stabilita, a tale genere di mercato potranno partecipare produttori agricoli ed agroalimentari, tra cui coltivatori diretti della zona e una appendice di piccoli artigiani locali e ristoratori.
Il mercato sarà attivo sei giorni la settimana, con orario prolungato, e sarà composto da 21 posteggi, di cui sedici per i prodotti agricoli, quattro per l'artigianato e la ristorazione, e uno per la pubblicità di associazioni ed altre istituzioni del settore.

Il posto scelto dovrebbe essere centrale, visto che l'indicazione sarebbe caduta sull'ampio spiazzale compreso tra via Ugo di S.Onofrio e via San Francesco di Paola.
E' auspicabile che l'esperimento venga affrontato presto e che i risultati siano effettivamente convenienti per i consumatori.

Sempre però che non si faccia sapere al contadino quant'è buono il formaggio con le pere.

Fra' Galdino

mercoledì 27 agosto 2008

BOSSI-CALDEROLI: ATTENTI A QUEI DUE!



Abbiamo l'autonomia regionale e, tuttavia, andiamo a fare i piagnoni sulla spalla dell'autore del "porcellum", perchè ci conceda meno di quanto lo statuto regionale ci dà per diritto. Il prof. Giuseppe Lauricella, docente d'istituzioni di diritto pubblico all'università di Palermo, in un suo editoriale pubblicato oggi sull'edizione siciliana di "la Repubblica", mette sull'avviso il presidente della Regione Raffaele Lombardo sul rischio che la Sicilia sta correndo con la bozza di riforma per il federalismo fiscale, approntata da Calderoli sulla scorta delle indicazioni di Bossi. L'esperto istituzionalista, con argomentazioni abbastanza oculate, esprime il sospetto che il testo delle proposte leghiste, a "vantaggio" delle regioni autonome, sia viziato dall'inganno, visto che ogni promessa "concessione" costituisce per la Lega (e quindi per l'intera maggioranza ) la chiave per procedere indisturbati all'approvazione della riforma. Un grimaldello, cioè, per rubare il consenso di chi, come la Sicilia, avrebbe ragione di accampare vecchi diritti, finora elusi, accanto ai nuovi d'un'eventuale riforma fiscale in chiave federalista.

martedì 26 agosto 2008

IL PORTO DEL MELA NEL LIBRO DEI SOGNI


Ci sono momenti in cui la carenza d'argomenti, e per la stampa e per l'uomo politico, costringe a strizzarsi il cervello per cercarne qualcuno plausibile.
E può capitare, in circostanze del genere, che, se non si vuole ricorrere a qualche bufala, si cerchi di rimediare alla penuria sfogliando il libro dei sogni perduti.
Nei giorni scorsi, un politico - leggi ministra alla pubblica istruzione Gelmini - scartando la bufala e ignorando il libro dei sogni, ha scelto la via di mezzo e lanciando una smanfera , bene o male, ha mosso un po' le acque, con strascico di polemiche scolastico-regionalistiche d'un certo interesse.
Oggi, un altro personaggio politico - più giovane della ministra e meno elevato nella scala politica - conoscendo l'esistenza d'un vecchio libro dei sogni perduti, avrà provato a sfogliarlo. E sfogliando, sfogliando si sarà fermato ad una pagina, ricca di storia marinara, in cui si narra che tanti anni fa - diciamo settanta - a Calderà i nostri nonni avevano costruito un pontile sul mare, che ancorchè piantato a mo' di palafitta, riuscì per vari anni a svolgere il ruolo di porticciolo per l'attracco di velieri e vapori carichi di bestiame e di altra merce: il che avveniva effettivamente quando Barcellona deteneva il primato provinciale nel commercio agricolo e nell'allevamento bovino. In fondo pagina, lo stesso giovane politico avrà trovato pure una breve nota, con cui si ricorda che uno studente, che pare avesse preso l'abitudine di andare a studiare seduto su una sponda di quel pontile, un giorno cadde e annegò nel turbolento mare.
Passando alla pagina successiva, avrà pure letto del mal riuscito tentativo di ripristinare l'importante funzione del vecchio porticciolo, nel frattempo distrutto, con un altro più moderno, a Cicerata, dove, dopo avere fatto predisporre con massi di cemento una scogliera artificiale, l'allora sindaco Carmelo Santalco ebbe la non felice idea di farlo ubicare: in prossimità della sua villa al mare. Il nuovo pontile sarebbe durato, come si suol dire, da "natale a santo stefano", perchè, dopo un paio di "gite" alle isole Eolie, a pochi giorni dal viaggio inaugurale, lo storico aliscafo "Città di Messina", sballottato, si sarebbe "scontrato" con il pontile, decretando la fine della nuova esperienza.
Ora che il tempo e le onde salmastre hanno limato i grossi cubi di cemento della scogliera artificiale e, con essi, il ricordo di quella disavventura, sfogliando il libro ingiallito dei sogni di coloro che furono, il giovane politico avrà pensato che la favola del porto a Barcellona potrebbe, finalmente, diventare realtà: sicuramente con più faciltà del "favoloso" progetto dell'aeroporto del Mela.
Mela per Mela - avrà pensato - sarebbe meglio un porticciolo dentro la foce del torrente al confine con Milazzo. Basterebbe intanto stanziare qualcosina per un esame di fattibilità, qualcos'altro per la progettazione e anche la città di Barcellona potrebbe aspirare al suo porticciolo, in grado di darle un florido avvenire turistico. Se poi, tale manufatto, dovesse portare a disastrose conseguenze, pari a quelle erosive determinate nelle spiagge adiacenti dalla costruzione della darsena di Portorosa, chi vivrà vedrà.
D'Altronde, a parte gli allarmanti ambientalisti, chi contraddirà che possa avvenire al contrario di quanto è avvenuto con Portorosa?
Rebus sic stantibus, non è difficile capire perchè il consigliere comunale di maggioranza, Carmelo Cutugno, figlio d'arte in politica e in marineria, non abbia esitato a presentare una mozione in aula proponente lo stanziamento di 200.000 euro per avviare la fase progettuale, mentre intanto il consiglio ha fatto un primo concreto passo approvando l'iscrizione in bilancio di 13.000 euro per uno studio di fattibilità. Chi sarà l'incaricato, per tale primo approccio, lo stabilirà la Giunta, quanto prima.
E bisogna fare presto, perchè si sa - e ce l'ha confermato l'altro ieri il sindaco Candeloro Nania - a Barcellona, per l'attuazione di lavori pubblici, a causa di ricorsi e controricorsi, passa un decennio.
E chissà se non dovrà passare più di un secolo, prima di avviare la costruzione del porto del libro dei sogni!

Fra' Galdino

lunedì 25 agosto 2008

GLI INSEGNANTI DEL SUD NELL'OCCHIO DEL CICLONE





"Non ho mai detto che i docenti del sud abbassano la qualità della scuola. I corsi di cui ho parlato non vogliono essere un segnale di sfiducia, ma un incentivo a migliorare". Con questo tentativo di marcia indietro la ministra della pubblica istruzione, Mariastella Gelmini, ha cercato di mascherare la "smanfera" detta a Cortina d'Ampezzo, dove ha spiegato in un pubblico dibattito quale strategia intende mettere in atto per migliorare la scuola italiana. In effetti, tra le altre cose, la responsabile del dicastero P.I. aveva ipotizzato la necesità di istituire corsi intensivi di "recupero" professionale per gli insegnanti di quattro regioni meridionali: Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia, perchè evidentemente sono loro che hanno bisogno di essere "addestrati" per impedire che la scuola rimanga nell'attuale degrado formativo. Il parere della Gelmini, pubblicamente espresso, ovviamente ha suscitato polemiche reazioni, oggi registrate su parecchi giornali, che neppure la successiva smentita è riuscita ad attenuare, tanto da far dire a Francesco Merlo, su Repubblica, che "Come tutti i politici, la Gelmini, che di professione è avvocato, ha poi dettato alle agenzie di stampa una smentita che, come al solito, è una spaventata conferma, alla don Abbondio". Se il giornalista di Repubblica s'è limitato a fare un lieve riferimento letterario, pieno di sdegno è stato invece il commento del governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, che ha tacciato di razzismo gli intendimenti del responsabile della Pubblica Istruzione. E allora qui, mi pare che cada a fagiolo quanto avevo scritto ieri sulla spinosa questione suscitata dall'intervento della Gelmini, che riporto integralmente:
"Insomma, due sono le soluzioni: o scimiottiamo i leghisti del nord e ci accodiamo a loro, per farci dire poi che i Siciliani è meglio perderli che guadagnarli, come praticamente ha inteso la ministra dell'istruzione, Mariastella Gelmini, di Brescia, allineandosi al senatur Bossi per denunciare il danno procurato alla scuola italiana dai docenti meridionali; oppure cerchiamo di agire di testa nostra, ricordadoci pure, tra l'altro, che, prima ancora di Dante Alighieri e del Dolce stil nuovo, ci fu una Scuola Siciliana che, dalla corte del grande Federico II, insegnò a tutt'Italia come parlare e come scrivere, in versi e in prosa. Questo dovrebbe essere il ragionamento sano e giusto del Lombardo siciliano, che, proprio la settimana scorsa, per imparare a fare politica federalista andò addirittura alla corte di Calderoli, illustre autore di una legge elettorale da lui stesso disprezzata e definita "porcellum" : anche se poi sarebbe servita così bene a dare nelle mani di Berlusconi la bella Italia, con tutti i suoi pregi nordici e i suoi difetti "meridionali". Istruiti alla scuola "dell'amaro stil berlusconiano", i nuovi ministri italiani - probabilmente spinti dalla foga neofitica - non fanno altro che parlare a ruota libera, senza accorgersi che, con le loro estemporanee uscite, fanno di tutte le erbe un fascio ( ah, questa parola!) e, così facendo, offendono la gran parte sana della Nazione. Dopo i fannulloni di Brunetta, ieri sono spuntati - uscendo dalla rosea bocca della ministra dell'educazione - gli ignoranti ed incapaci maestri e professori delle regioni più depresse culturamente d'Italia: Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia. Sarebbero loro che, squalificando il compito della scuola, avrebbero portato al degrado l'educazione e l'istruzione in campo nazionale. Pertanto, urgerebbero interventi drastici nei loro confronti, che la benemerita responsabile del dicastero competente ipotizza in due specifici passi: riduzione drastica del numero dei docenti, con un taglio nei tre prossimi anni di 85.000 unità, e corsi intensivi per insegnanti del Sud. A ciò, aggiungerebbe altri piccoli passi, riguardanti l'ormai decotta discussione sul merito, il problema della condotta dei ragazzi a scuola (se non zero in condotta, tutt'al più 5 in condotta, in modo da bocciare il bullismo), l'aumento dell'orario scolastico, ovviamente da aggiungere alle ore per la rieducazione degli insegnanti, la riduzione del 30% delle spese, in maniera da creare un fondo da distribuire ai più meritevoli. Chi debba dare il diploma di meritevole agli insegnanti, nessuno ancora l'ha spiegato, neppure l'illuminata ministra Gelmini, la quale non ha neppure specificato chi dovrebbe scendere dal nord nelle squallide lande del sud per impartire lezioni intensive ai maestri asini che , in Sicilia, Puglia, Basilicata e Calabria, hanno finora calpestato l'onore della scuola italiana. Altro che Garibaldi, signor Governatore di Sicilia, questa signora è un vero e proprio maresciallo Radetzky.
Adesso, per concludere, mi sia consentita una breve riflessione sulle condizioni della nostra scuola, che credo di potere fare a ragion veduta, per avere operato in essa nella qualità di docente...siciliano. Senza dubbio, attualmente la scuola italiana è in crisi, ma non da ieri. Il suo declino, in buona dose causato dall'errata impostazione di programmi e da una legislatura scolastica sempre più complessa e deviante, risale agli anni ottanta, quando, col pretesto di democratizzare l'istituzione, si sono introdotti statuti, regole e obblighi ipertrofici che hanno disorientato il docente, che da educatore è stato indotto a perdersi tra riunioni pseudodidattiche, sedute apparentemente democratiche, periodiche programmazioni teoriche e giudizi spesso retorici o afittici. Dopo di che si è aggiunto, sempre col pretesto della democratizzazione, la dilatazione abnorme dell'obbligo scolastico, che ha costretto, spesso solo sulla carta, molti giovani alla frequenza fino al diciottesimo anno d'età, inducendo tale gioventù a perdere di vista la possibilità di ricevere una formazione concreta sul campo del lavoro: visto che, almeno dalle nostre parti, il maggiore fallimento per il raggiungimento di questo obiettivo va addebitato agli istituti professionali, ridotti in buona parte a scuole-parcheggio, spesso disertate senza sanzione alcuna. E mi fermo, qui, per non apparire presuntuoso, pur sapendo che ci sarebbe tanto da dire sulla crisi della scuola, che, guarda un po', la Gelmini vuol fare ricadere "sic et simpliciter" sulla impreparazione degli insegnanti del Sud.

Francesco Cilona

domenica 24 agosto 2008

GIOCHI OLIMPICI A BAIA SMERALDA: coppe, medaglie e targhe per tutti

Baia Smeralda nell'occhio del torneo.
Una serie di gare, organizzate da un gruppo di volenterosi amanti dello sport, ha vivacizzato quest'anno l'agosto smeraldino, nel magnifico condominio che si affaccia sul Mar Tirreno, nella costa compresa tra Portorosa e Falcone. Un comitato spontaneo, composto da Di Pasquale, Arezzo, Currò, Franceschino, ha organizzato una serie di gare sportive che hanno fatto registrare la partecipazione di numerosi giovani, giovanissimi e meno giovani, residenti ed ospiti del complesso edilizio marino. Tennis, beach-volley, calcio a cinque, bocce, ed altri giochi impegnativi hanno coinvolto per tre settimane gli iscritti alle gare, che si sono svolte con il procedimento delle eliminatorie, come in ogni torneo che si rispetti. Una specie di MiniOlimpia che ha deliziato, oltre ai partecipanti, i relativi parenti e amici che vi hanno assistito.
DULCIS IN FUNDO: UNA BELLA SBAFATA DI SQUISITI PASTICCINI E BIBITE, PREPARATI DAL "MAGO DEL DOLCE" FRANCESCHINO, E L'ATTESISSIMA RICCA PREMIAZIONE PER I VINCITORI DELLE GARE, CON TROFEI E MEDAGLIE.
A CHUSURA DELLA SIMPATICA INIZIATIVA, DALL'AMMINISTRATORE COLUCCIA E' STATA CONSEGNATA UNA TARGA A CIASCUNO DEI COMPONENTI IL COMITATO ORGANIZZATORE, PER L'IMPEGNO PROFUSO NELL'IDEAZIONE E ORGANIZAZIONE DEI GIOCHI.

Sotto: una serie di foto riprese nella serata dedicata alla premiazione

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barcellona pg, messina, Italy
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