sabato 19 aprile 2008

DUILIA: LA CITTA' DEL FUTURO come nacque l'idea dell'unificazione

foto: IL SINDACO PROF. GIUSEPPE RUVOLO

Duilia: un nome che per un'intera stagione occupò i titoli dei giornali; in particolare del Giornale di Sicilia, i cui corrispondenti da Milazzo e Barcellona presero di petto un argomento che pareva stesse davvero a cuore alle due città limitrofe. Era l'inizio della primavera dell'anno 1969 e si stavano dando le "ultime palate" alla costruzione della nostra litoranea, quando il sottoscritto credette opportuno intervistare il sindaco pro tempore di Milazzo, prof. Giuseppe Ruvolo, per conoscere il suo pensiero sulle prospettive aperte dalla nuova strada. "E' finito il tempo dei campanilismi - esordì il primo cittadino mamertino - ed è nostro desiderio che Barcellona si avvicini a Milazzo e Milazzo a Barcellona". Fu la scintilla che avrebbe aperto un dibattito protrattosi per mesi e che, in itinere, aprì la porta al fascinoso nome di Duilia, il nome che Barcellona e Milazzo unificate meriterebbero e che purtroppo è stato accantonato, dimenticato e, ai più giovani, adesso addirittura sconosciuto.
"Per soddisfare questa aspirazione - spiegò il prof. Ruvolo - abbiamo inserito nel piano di sviluppo economico del nostro Comune un'indicazione programmatica relativa alla costruzione di una strada a scorrimento veloce, per il collegamento dei due importanti centri della riviera tirrenica messinese. Intanto posso dire che un primo passo si sta facendo, per intervento della Provincia, allo scopo di garantire un più diretto collegamento fra Barcellona e Milazzo. Verrà, quanto prima, completata la strada litoranea che, partendo da Spinesante e Calderà, si estenderà fino a Milazzo".
Fu allora un piacere sentire profferire quelle espressioni bene auspicanti, tanto da sollecitare una serie d'interventi che intrecciandosi tra Milazzo e Barcellona coinvolsero i corrispondenti dei due centri.
E da una scintilla si sprigionò una fiamma che, giorno dopo giorno, riscaldò il dibattito sulla possibilità, prima, e sulla necessità, dopo, di far nascere Duilia: la città sognata, ma ancora neppure concepita.
Si pensi che sono trascorsi quarant'anni e il previsto asse a scorrimento veloce, inserito dall'amministrazione Ruvolo nel piano di sviluppo economico, per il congiungimento di Milazzo a Barcellona, è diventato ormai lettera morta.


Francesco Cilona

venerdì 18 aprile 2008

UNA DUE E...TRE


FOTO :La chiesa dei cappuccini in una rara foto del 1928

C'è stato gentilmente inviato dal presidente dell'associazione "Genius Loci", arch. Marcello Crinò, un comunicato riguardante la terza edizione di "Notte antiqua", già annunciata in questo blog una decina di giorni fa. Lo riportiamo integralmente, in maniera da dare una visione completa ed ufficiale del programma.

L’associazione culturale Genius Loci propone alla città, la sera del 3 maggio, la Notte Antiqua Pozzogottese, col patrocinio del Comune di Barcellona, la collaborazione dell’arcipretura di S. Maria Assunta, e delle Confraternite di S. Eusenzio, delle Anime del Purgatorio e di S. Francesco d’Assisi (Cappuccini). Questa è la terza Notte Antiqua che l’associazione organizza, e stavolta ha voluto focalizzare l’attenzione su Pozzo di Gotto, che rappresenta la parte più antica della città, ricca di storia, di tradizioni e di monumenti.

Proprio per approfondire l’argomento dei beni culturali, la manifestazione si aprirà nella Chiesa dei Cappuccini, alle 18,00, con una mostra di documenti ed un convegno articolato in una serie di interventi. Inizierà Marcello Crinò, con una relazione incentrata sulle origini e sviluppo di Pozzo di Gotto: “Dal rito di fondazione alla città di pietra”; seguirà Andrea Italiano, storico dell’arte, che affronterà l’argomento: “Tra manierismo e neoclassicismo: arte sacra a Pozzo di Gotto”. L’architetto Luigi Lo Giudice parlerà su “ Gli spazi del vissuto a Pozzo di Gotto: il palazzo Todaro-Pirandello”, ed infine il geologo Roberto Iraci, che affronterà l’argomento con un’ottica originale: “Acqua e terra dell’Itria”, per capire le modalità di costruzione fisica del quartiere.

Dalle ore 19,30 si apriranno le chiese e verranno effettuate delle visite guidate a cura delle guide dell’associazione e delle confraternite. Le chiese interessate sono San Vito, l’adiacente chiesa delle Anime del Purgatorio con la cripta, il Duomo di Santa Maria Assunta, la chiesa di Gesù e Maria ed il Carmine.

In via Garibaldi, nel palazzo Sacco, dalle 20,00 sarà visitabile una mostra d’arte sacra, con opere di Nuccio Bertuccio, Francesco Invidia, Salvatore Anastasi, Gabriella Donato, Cosimo Patanè e Rosario Cutropia.

Il pittore “Barcellogottese” Iris Isgrò, decano dei pittori barcellonesi, con studio in via San Vito, sarà omaggiato con una mostra di sue opere riguardanti la memoria storica di Pozzo di Gotto, allestita nella chiesa delle Anime del Purgatorio. Sarà aperta alle ore 20,30, e verrà presentata una biografia completa curata dal nipote Luigi Lo Giudice.

Alle ore 21,00, in via Risorgimento (tra il vecchio ospedale e Gesù e Maria), sarà effettuata una visita guidata al Palazzo-Museo Molino, dove al piano terra verrà allestita una mostra fotografica sui Visillanti di Pozzo di Gotto.

Parallelamente, nell’Oasi di Sant’Eusenzio, un ampio spazio verde con edifici rurali e luoghi di sosta, arricchito da sculture in marmo e da una grande statua di Cristo, realizzata nel 2007 dalla confraternita omonima, rivivranno gli antichi mestieri praticati nel territorio pozzogottese.

Il mercato di tradizione araba, il Souk, sarà allestito invece sotto gli archi della zona più antica del quartiere, Pizzo Castello, a partire dalle ore 21,30.

Dalle ore 22,00 la zona sarà ulteriormente vivacizzata dai musicisti di strada e dalle degustazioni offerte da attività commerciali della zona.

La Notte Antiqua pozzogottese si concluderà con il concerto di mezzanotte a Santa Maria Assunta. Si esibiranno: Maria Laura Gisella Corica all’organo, il soprano Giuliana Crispo e il tenore Olivo Lisciotto, presentati da Alberto Genovese.

Il gruppo di lavoro dell’associazione Genius Loci è composto da: Franco Caliri, Marcello Crinò, Bernardo Dell’Aglio, Rosita Dell’Aglio, Roberto Iraci, Andrea Italiano, Carmelo Santi Motta, Daniela Motta, Katia Ragno, Luigi Lo Giudice.




giovedì 17 aprile 2008

LA GRANDE ABBUFFATA


Sperando che almeno uno dei miei lettori abbia apprezzato un mio vecchio corsivo preelettorale sulla simpatica storia del partito dell’Ave Maria, da me riportato in questo blog alla vigilia delle recenti elezioni, mi accingo a rievocarne un altro, d’uguale età, scritto sullo stesso giornale, in atmosfera postelettorale. Eravamo nell’anno del Signore 1975, e da qualche mese si erano concluse elezioni amministrative, con il solito risultato lusinghiero per il partito di maggioranza. Ed era stata vittoria tanto gradita, da indurre colui che era allora in città l’indiscusso capo carismatico a festeggiarla con una “grande abbuffata”.
Riporto fedelmente quanto scrissi in quel corsivo.

L’hanno chiamata “A bedda sbafata ”, ed è stata veramente bella, perché originale e divertente. Ma è stata anche favolosa, non tanto per la varietà delle pietanze, quanto per il modo in cui esse sono state cucinate, distribuite, divorate.
Era già sera, un insolito brulichio di gente rompeva la quiete sotto il secolare gelso dei marchesi di Santa Dorotea, nell’incantevole giardino del cav. Nino Cilona. L’occhio discreto dei riflettori nascosti tra le fronde degli alberi , armonizzando con la luce dei faretti delle aiole, metteva in risalto la policromia dei fiori e delle “mezzemaniche”, che la calura di settembre e la rusticità dell’invito avevano consigliato, ai cento presenti, d’indossare al posto della troppo impegnativa marsina.
L’invito, scritto su carta gialla, quella che solitamente serve per avvolgere il pescestocco, aveva parlato chiaro: “U signuri Santaccu avi l’unuri d’invitari vui e a vostra panza, pi sabbatu sei di riustu all’ottu di sira , sutta u ceusu di Nino Cilona, a Cicirata di Baccialona, pi sbafari, addritta comu i cani, un piattu di maccarruni a carrittera, ddu caddozzi i sosizzza e na fedda i muluni: u tuttu nnaffiatu cu vinu bbonu. L’invitu è pirsunali e pi suli masculini. Cu veni menu risica sciugghimentu e duluri i panza”.
Bisognava sfamare la truppa e in un angolo, su due tripodi di ferro sovrastanti le fiamme di ceppi e ramaglie, capienti marmitte, contenenti ben venticinque chili di pasta “cannellina”, bollivano sotto l’occhio arrossato dei cuochi – il mastodontico Luigi Bisignani, secondogenito del cav. Emmo, ed il minuscolo Alfio Romano, più genuino e casereccio del solito con quel “faddale” biancastro prestatogli dal titolare di una rinomata pizzeria cittadina. Una panciuta cesta (cattiddata) nuova di zecca attendeva il momento opportuno per fare, dignitosamente e con…capacità, la parte dello scolapasta.
Nel forno di pietra di donna Maria, intanto, cuocevano venticinque metri di salsicce. Una grossa damigiana, attrezzata di “margherita”, aveva cominciato a distribuire il primo assaggio d’un robusto vino, provienente da vigne “siccagne” di collina.
Ed ecco il fatidico grido di Alfietto:”La pasta è cotta”.
Avvolto in una nuvola di vapore, il baffuto senatore accoglie nella vasta madia di legno la cascata di maccheroni, per poi riempire, con frenetiche mestolate, i cento piatti di plastica, che altrettante mani protendono verso la fumante “madia”.
Si mangia, anzi si divora. E c’è chi fa il bis, il tris.
Il veterinario Genovese protende la mano per ben sei volte e, man mano che mangia, diventa
sempre più vorace. Gli devono mettere davanti la madia con gli ultimi maccherroni – non meno di un chilo – che il medico degli animali divora con impeccabile stile …(omissis). Intanto Michele Stilo, nobile regista tindariano, unico superstite incravattato e in giacca bottiglione, sorseggia un litro di minerale bicarbonata (Ciappazzi?) per digerire quanto… gli altri stanno mangiando. E gli altri mangiano pane e salsicce – dai 25 ai 50 centimetri pro capite – bevono vino, si lavano la faccia con rosse fette di anguria, inzuppano gustose piparelle nel vino bianco di Ciccio Sorrentino. Michele beve e rutta , per loro. Non per niente è regista.”

Qui finisce la “sbafata”, dove sono apparsi personaggi che, quasi tutti tranne due, adesso ci guardano da Lassù.

Francesco Cilona

mercoledì 16 aprile 2008

UN'INDAGINE ALLE POSTE ITALIANE



A ribadire che quanto abbiamo raccontato è una scheggia di una situazione diffusa, riportiamo un estratto da
Economia Salvadenaio


L’inchiesta di Altroconsumo

Il servizio postale non è ancora all’altezza dei bisogni dei cittadini.
Se n’è parlato tanto (e male) di Poste Italiane negli scorsi mesi. Per lunghe settimane in alcuni depositi della corrispondenza sono rimaste a giacere tonnellate di buste, documenti, fatture e pacchi.
Non si è trattato solo di un momento di eccezionale black out, come ha sostenuto l’azienda. La realtà è che il servizio postale si sta allontanando sempre di più dai bisogni reali dei cittadini.
Poste Italiane sta investendo sempre più in servizi finanziari e assicurativi, trascurando la propria missione storica: la distribuzione della corrispondenza

La situazione nelle città italiane
Situazione poco omogenea nelle grandi città. La posta prioritaria fa acqua soprattutto a Milano
Nonostante la recente ristrutturazione del recapito, voluta da Poste Italiane, almeno in questa fase di sperimentazione il servizio è sembrato ancora più intermittente e comunque non sono stati risolti i vecchi problemi cronici.

La situazione nei comuni di provincia
Pensiamo agli abitanti dei piccoli comuni italiani, snobbati perché più difficili da servire. Qui il servizio postale arranca più che altrove. Un cittadino di un’area extraurbana, che non ha potuto ritirare di persona un pacco o una raccomandata, deve andare a prenderli nell’ufficio postale vicino a casa, che non è detto sia sempre aperto: alcuni uffici piccoli sono attivi solo alcuni giorni alla settimana. Tutti problemi che ricadono soprattutto sugli anziani o sulle persone con difficoltà motoria.
Del resto gli uffici postali stanno diventando sempre più simili a sedi bancarie e finanziarie. Ecco perché a Poste Italiane non interessa se in futuro ci metteremo più tempo a gestire la corrispondenza.

L'AVVENTURA POSTALE D'UN LIBRO


Se volete sapere cosa bisogna fare per perdere mezza giornata e stancarsi senza far nulla, vi basta andare a pagare una bolletta o riscuotere la pensione ad uno sportello dell'ufficio postale di via Roma, quello che, almeno sulla carta, dovrebbe essere il più importante della città.
Se poi vi venisse in mente di volere rendervi conto di che cosa significhi "disorganizzazione", basterebbe che vi capitasse qualcosa di simile a ciò che è successo a me. Bisogna sapere che, oltre un mese fa, ordinai un libro ad una casa editrice, tramite internet. Passò del tempo, ma dell'arrivo del libro neppure l'ombra. La cosa mi meravigliò parecchio, anche perchè sapevo che sopedizioni del genere di norma non tardano più di una settimana. Comunque attesi. E finalmente qualcosa arrivò il dodici del mese d'aprile. Era un avviso di giacenza di un pacco (esattamente il pacco N.zcucg2020495) . una cartolina, che rilasciata in data 03/04/2008 era stata portata una prima volta al mio indirizzo, senza tuttavia potere essere consegnata al vero destinatario, perchè al posto del mio nome era stato scritto quello della provincia. E la città di Messina, divenuta per magia una persona, non esisteva a quel'indirizzo. Ma ecco che, dopo una settimana di ricerche, qualcuno - chissà per quale improvviso flash illuminante - capì che c'era stato uno scambio di nomi e che il destinatario non era la città capoluogo ma il sottoscritto. Cosicché con penna rossa, si scrisse sulla cartolina, ben evidente, il mio nome e cognome. Per correttezza accanto al destinatario giusto venne impresso un timbro postale con data 11.04.08. Sembrava ormai tutto normalizzato, tanto che il soittoscritto, munito dell' avviso di giacenza, ebbe modo di presentarsi allo sportello dell'ufficio competente: quello di via Roma. Ebbe il modo, ma non la soddisfazione, perché in effetti l'avventura non finì lì: dopo un'attesa lunga e fastidiosa, cominciò la seconda parte dell'avventura, che qui non racconto nei particolari perchè sarebbe tediosa per chi legge, ed è bastato che sia stata urtante per me. Dirò allora soltanto la conclusione: il libro non c'era più, perchè qualcuno - probabilmente ignorando le contorsioni che vi ho raccontato - aveva creduto opportuno rispedirlo indietro. Ora a sorprendersi sarà il mittente, che leggendo sul pacco restituito la scritta "DESTINATARIO SCONOSCIUTO", non saprà perchè mai questo sicilianaccio sia diventato IGNOTO.

CIFRA

martedì 15 aprile 2008

ANCHE LA SICILIA E' TRICOLORE

Sono quasi ottanta, tra deputati e senatori, che in rappresentanza della Sicilia andranno al Parlamento. Una bella fetta e, come sempre, in massima parte del centro destra, tornato al governo a bandiere spiegate. Che cosa potremo attenderci da loro? Poco o niente, come sempre, visto che, una volta che prendono il volo per Roma, pare che perdano tutti la loro identità d'origine. Con tanti rappresentanti al Parlamento, persino in tempi di vacche grasse, la carestia in quest'Isola è stata un fatto normale.


Appunto perchè i politici isolani, una volta passato lo stretto, sono spesso diventati continentali, quando non addirittura apolidi. Ognuno sa solo tirarsi il proprio "filagno", e chi s'è visto, s'è visto. Se quello che testè s'è detto può sembrare provocatorio, va bene così. E qui ci fermiamo, per non procedere con altre considerazioni non meno provocatorie nei confronti dei deputati regionali, che pur non avendo attraversato lo stretto, si sono generalmente comportati come i colleghi involatisi verso la Città Eterna.

Fra Galdino

lunedì 14 aprile 2008

IL CAV. VINCE E MANTERRA' LE PROMESSE: = parola di pincopallino



Pinco:- Te lo dicevo che avrebbe vinto lui.
Pallino:- Chi, il cavaliere? E allora, che ne sarà di noi?
Pinco:- Sta' tranquillo, chè tutto andrà per il verso giusto.
Pallino:- Cioè?
Pinco:- Intanto ci toglierà l'Ici, e alleggerirà così il Comune da una grossa incombenza.
Pallino: - Cosicchè il sindaco, senza più quell'introito, si deciderà a togliere le prebende ad assessori, consiglieri ed esperti?
Pinco:- Non potrà farne a meno. Il cavaliere inoltre ci toglierà il peso del bollo dell'auto e taglierà a metà le nostre tasse, così non saremo più tentati ad evaderle integralmente.
Pallino:- E ci toglierà altro.
Pinco: - Ci toglierà il fastidio di prendere l'aliscafo per andare in Calabria.
Pallino:- Ah, si? E come farà?
Pinco: - Costruirà il ponte sullo stretto di Messina:
Pallino: - Ma io in Calabria non ci vado mai. Caso mai ogni tanto vado alle isole Eolie.
Pinco: - E tu faglielo sapere. Può darsi che, generoso com'è, si decida pure a costruire un ponte che unisca il nostro lido di Calderà con Lipari o con Vulcano.
Pallino:- E questo quando glielo posso chiedere?
Pinco: - Alle prossime elezioni. Allora sicuramente te lo prometterà.

ATO ME2 NEL MIRINO DEL MAGISTRATO


L'Ato ME 2 entra nell'occhio del ciclone, e non soltanto per il crescendo delle contestazioni da parte della popolazione per i disservizi e l'esosità delle tariffe, ma anche e soprattutto per le operazioni che Finanza e Magistratura stanno conducendo a suo carico. Nella sede di via Statale S.Antonio, a Barcellona Pozzo di Gotto, dove l'Ato Me2 ha gli uffici contabili e l'archivio, la Finanza ha recentemete operato un sequestro di documenti, ordinato dalla Procura della Repubblica di Barcellona, nel quadro di un'inchiesta aperta sul bilancio amministrativo della società ( Ambito Territoriale Ottimale Me2), incaricata da 38 comuni della nostra provincia a gestire, tramite impresa del settore, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Bilanci e verbali d'approvazione, stesi in occasione delle sedute assembleari dei sindaci, tenutesi al Comune di Barcellona, sono stati acquisiti, assieme alle delibere riguardanti le elezioni dei tre consigli d'amministrazione, susseguitisi nei cinque anni, dall'atto della costituzione della società, compresa l'ultima decisione con la quale il numero dei componenti il CdA e stato ridotto a tre.

domenica 13 aprile 2008

BASSO CONSUMO INQUINANTE



Le vecchie lampade ad incandecenza, che tanta pubblicità ci ha fatto sostituire con quelle a più basso consumo, per farci risparmiare energia elettrica, sono quasi da rimpiangere.
Esse, infatti, a differenza di quelle nuove, una volta fulminatesi, non ci hanno mai impensierito per il loro smaltimento. Cosa, questa, che non si può dire per le cosiddettte lampade "risparmiatrici", che di ecologico non hanno nulla: sono anzi addirittura fonte gravissima d'inquinamento, se non vengono raccolte in maniera differenziata e smaltite con procedimenti in grado di evitare la dispersione delle sostanze nocive in esse contenute: polveri fluorescenti e mercurio.
Perchè avvenga tale raccolta differenziata, propria del materiale inquinante, in base a una disposizione di legge comunitaria, recepita piuttosto tardivamente dall'Italia, bisognerà quanto prima organizzarsi, se non si vuole che quintali di lampade fuori uso continuino a finire nei comuni cassoni della spazzatrura, come da sempre accade per le tonnellate di buste di plastica contenenti i comuni rifiuti umidi. Onde evitare un tale scempio ecologico urge che si dia incarico per la raccolta e lo smaltimento a imprese specializzate, in grado di recuperare gli oltre cento milioni di lampade a basso consumo, di vario tipo, che annualmente si esauriscono in Italia. Si pensi che ormai, per necessità di risparmio, in tutte le città l'illuminazione pubblica e quella dei negozi, insegne comprese, viene realizzata con lampade a basso consumo e tubi fluorescenti, tutti necessariamente oggetti di particolare attenzione. Un'esigenza talmente pressante da indurre lo Stato a cercare un modo per affrontarla. E l'ha trovato: metterà un balzello nella vendita delle lampade, consistente in un soprapprezzo di 22 centesimi, che, trattenuto dal produttore, gli servirà per affrontare la spesa per la raccolta differenziata ed il riciclaggio del materiale inquinante.

Fra Galdino

ANDIAMO A VOTARE



Oggi e domani si vota.
Qui, in Sicilia, com'è noto, le schede sono tre: due per la competizione nazionale, la terza per quella regionale.
Il compito non dovrebbe essere gravoso, considerando che le schede sono facilmente riconoscibili, oltre che per i colori anche per la consistenza del numero dei simboli: inferiore in quella per la Regione.
Solo che potrebbe nascere qualche momento di perplessità, quando si tratta di dirimere nella scelta, perchè capita che forze politiche che, in campo nazionale si sono accapigliate - leggi Udc contro Pdl, per esempio - nel certame siciliano si diano una mano, incontrandosi nella scelta dello stesso candidato al "Governatorato".
Pertanto, al fine di non trovarsi in confusione - come potrei essere io mentre sto scrivendo - appare più che opportuno soffermarsi un poco, nel corridoio antistante le aule dei seggi elettorali, per esaminare attentamente i posters che illustrano le tre distinte situazioni: -Camera dei deputati, Senato, Regione.
In questo modo sarà possibile memorizzare simboli e candidature che particolarmente c'interessano.
Una volta sicuri della scelta da fare, potremo attendere il nostro turno tranquilli, muniti dei documenti necessari (tessera elettorale e carta d'identità), ma assolutamente sprovvisti di aggeggi fotografici (fotocamere e cellulari ad hoc), in maniera da potere serenamente esprimere le nostre scelte.
Che ci auguriamo vengano fatte secondo coscienza, per il generale interesse del Paese e non per opportunismi o manicheismo ideologico.
Con l'augurio che tutto si svolga nella massima correttezza, per il bene della Nazione e della nostra Isola, ci accingiamo a fare il nostro dovere evitando inutili diserzioni.

barcellonablog

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barcellona pg, messina, Italy
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