lunedì 1 dicembre 2008

FA MALE AL CUORE LO SQUALLORE DELLA NUOVA STAZIONE FERROVIARIA

Foto: sopra: il prospetto della stazione
sotto: il cortiletto abbandonato


Giorni fa, in occasione di una riunione sindacale per la vertenza dei netturbini, mi recai alla nuova stazione ferroviaria di Barcellona, nel cui salone di rappresentanza era stata convocata l'assemblea dei lavoratori. Girando attorno al maestoso edificio costruito una ventina d'anni fa in sostituzione della stanzioncina di via Roma, ebbi la conferma dello squallido stato di abbandono in cui ormai esso è lasciato. Tranne l'ingresso del bar- l'unico sito ancora in funzione e attraverso il quale si accede al salone di cui sopra - tutte le aperture erano protette da cancelli metallici, naturalmente chiusi a protezione degli interni ormai desertificati. Girando fino all'estremità sinistra della stazione, nel cortiletto antistante gli spogliatoi femminili - mai utilizzati e ovviamente chiusi - ebbi un inatteso incontro: un cagnetto nero legato ad una lunga catena che appena mi vide mi venne incontro guaiendo. Avendo io puntato la fotocamera per ritrarre la sozzura e lo squallore di quel cortiletto, il poverino, come se avesse capito l'intenzione, si fermò e si mise nella posa che vedete, tanto da farmi sorridere: perchè il suo comportamento mi riportò alla mente il gesto di disponibilità che un noto autorevole personaggio - di cui per carità non faccio il nome- fece non appena mi accostai con la macchina fotografica in mano.
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Ma torniamo alla stazione, la quale rischia di diventare una nuova cattedrale nel deserto, dopo che l'Amministrazione delle Ferrovie ha deciso di metterla in semistato di quiescenza, nonostante sia stata costruita poco più di vent'anni fa in gemellaggio con quella speculare di Milazzo, durante i lavori d'ammodernamento del primo tratto della strada ferrata Messina-Palermo.

Ricordo che per la costruzione delle due nuove stazioni, attrezzate di scalo, ai tempi delle vacche grasse della prima repubblica, si spesero parecchi miliardi di lire, che adesso - in fase di vacche magre tremontiane - vengono polverizzate, ancorchè trasformate in euro.
A Barcellona, dopo che è stato chiuso lo scalo merci, ritenuto inutile perchè non riusciva a mantenere la funzionalità dignitosamente posseduta dal vecchio scalo nel periodo di massimo splendore commerciale della nostra città, adesso a causa dell'utilizzo di nuove tecniche di controllo, la grande stazione viene praticamente "degradata", mediante la riduzione ai minimi temini dell'ormai sparuto personale colà in servizio, compreso quello che dovrebbe provvedere alla custodia e alla pulizia dei locali e delle annesse ritirate, destinate così a diventare luride puzzolenti latrine. Se già non lo sono. L'unico a vegliare sulla "derelitta" cattedrale sembra che resti, comunque, un piccolo bastardo, nero come la pece e - temiamo - nero pesto come l'avvenire di questa nostra città.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Fa male leggere queste frasi e vedere queste foto che rispecchiano una amara realtà?! Ricordo le vecchie stazioni a Milazzo e Barcellona: un gioiellino, mi ricordo che prendevo il treno 13 anni per andare a visitare quella tanto decantata Milazzo. Faccio finta di non capire il motivo di aver voluto queste mastodontiche opere che oggi ci ritroviamo inutilizzate. Scusate, non so se questo era uno sfogo....

Anonimo ha detto...

E quante sconcezze per la costruzione di quelle opere! Adesso quest'ultimo "delitto" della inutilzzazione di opere faraoniche, la cui progettazione ha determinato, oltre al decentramento delle stazioni,la presenza dell'obbrobrioso rilievo ferroviario. che taglia in due il territorio della nostra città.

Anonimo ha detto...

Vacche magre "prodiane" vorrar dire, ricordando mister euro la scommessa!
A proposito di "vacche grasse" della Repubblica Democristiana con tutto l'Arco Costituzionale di allora, ma quanti milioni andavano nelle tasche di Lor Signori a danno del popolo italiano depauperato della propria dignità oltre che calpestato dalla politica affaristica. Oggi non è cambiato molto, ma oggi siano noi a paghiare le conseguenze di tanti anni di malversazioni, mentre molti si sono arricchiti.
Poi se vogliamo dare ascolto al proverbio popolare più diffuso: "manciavunu si, ma ammenu faciunu manciuari". AHIME'CHE MAGRA CONSOLAZIONE.
Saluti

Anonimo ha detto...

Puru ora fannu manciari, ma sulu a parenti e amici: picca amici, però e ca contra parti.

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