mercoledì 22 ottobre 2008

LA CITTA' PALLIDA DI CUI NON FACCIO IL NOME....





C'è una città di cui non faccio il nome: una città incolore, dove ogni iniziativa - quando c'è ed è raro - sembra inghiottita dall'indifferenza , dove persino i grossi poblemi che l'attanagliano perdono ogni risalto, quando non vengono addirittura nascosti sotto il tappeto dell'ipocrisia. Si potrebbe dire che, per quanto concerne l'interesse pubblico, se non prevale l'egoismo privato a smussarlo, contribuisca a stornarlo la cialtroneria. E' questo il quadro di una città ormai deperita, ed in certi momenti anche depredata, di quel poco di valido che era stato lasciato dalle passate generazioni, ormai lontane e dimenticate, come i cari morti che, per essere liiberati dalle erbacce infestanti le loro tombe, devono aspettare la vigilia della propria commemorazione. Dopo, sì che potranno attendere senza vergognarsi le navette cariche di parenti , "generosamente" offerte ai cittadini dal Comune. Nel cui Palazzo evidentemente c'è chi, almeno una volta l'anno, si ricorda che esiste un cimitero, in fondo a Via Delle Rimembranze.
Ho parlato di una città incolore, scolorita dall'indifferenza. Ma forse mi riferivo al passato, quando ancora non c'erano quei baldi adolescenti - più femminucce che maschietti: sicuramente discenti data l'età - che adesso, bombolette in mano, stanno cercando di vivacizzare almeno i muri del paese in cui sono nati e dove stanno crescendo ( per lo meno fisicamente).
Per vedere con quanto "amore" s'impegnano, basterebbe dare un'occhiata alle facciate di chiese, scuole, case, ai recinti di giardini e ville, e persino a qualche tratto di marciapiedi, se ancora ne esiste un pezzetto libero da ingombri illegittimi. Le foto, che qui testimoniano solo pallidamente questo tentativo di ricoloritura della città, sono state scattate davanti ad una scuola cittadina, al cui interno - per non smentirsi - alcuni dei volenterosi ragazzi di cui sopra si sono nascostamente adoperati per "ornare" di scritte e geroglifici le pareti delle ritirate....a conferma della loro volontà di ridare colore ad una città divenuta ormai insignificante.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Imbrattare vuol dire colorare!!!
E' questo un concetto nuovo da inculcare alle generazioni di giovani "promesse" privi di sani ideali, ma bravi nel dar colore alle loro negligenze. Io, invece, li definisco nuovi barbari (autentici barbari, in quanto quelli della storia essendo guerrieri rispettavano un codice d'onore). Questi vandali con le loro scritte e le distruzioni quotidiane dei beni comuni, sono l'esempio del decadimento morale che ha contagiato la nostra società priva di valori etici e capace soltanto di creare falsi idoli e formare tanti affiliati tra i giovani e anche tra i meno giovani.

Anonimo ha detto...

E tu ti definisci frate sole, ma non sei nemmeno frate foschia, se non riesci a capire l'ironia di un fatto paradossale, che sarebbe l'unico a dare colore a questa città.Ma che fai scherzi o parli seriamente? Dillo, così capirò come definirti. Ciao. Spero che non fraintenda persino il mio "ciao".

Anonimo ha detto...

e bravo fra galdino...il sapientone!

Anonimo ha detto...

A fra' Galdino, nella bisaccia, a volte capitava di trovare qualche noce bacata...Nessuna meraviglia, quindi,per quest'ultimo commento.

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