lunedì 25 agosto 2008

GLI INSEGNANTI DEL SUD NELL'OCCHIO DEL CICLONE





"Non ho mai detto che i docenti del sud abbassano la qualità della scuola. I corsi di cui ho parlato non vogliono essere un segnale di sfiducia, ma un incentivo a migliorare". Con questo tentativo di marcia indietro la ministra della pubblica istruzione, Mariastella Gelmini, ha cercato di mascherare la "smanfera" detta a Cortina d'Ampezzo, dove ha spiegato in un pubblico dibattito quale strategia intende mettere in atto per migliorare la scuola italiana. In effetti, tra le altre cose, la responsabile del dicastero P.I. aveva ipotizzato la necesità di istituire corsi intensivi di "recupero" professionale per gli insegnanti di quattro regioni meridionali: Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia, perchè evidentemente sono loro che hanno bisogno di essere "addestrati" per impedire che la scuola rimanga nell'attuale degrado formativo. Il parere della Gelmini, pubblicamente espresso, ovviamente ha suscitato polemiche reazioni, oggi registrate su parecchi giornali, che neppure la successiva smentita è riuscita ad attenuare, tanto da far dire a Francesco Merlo, su Repubblica, che "Come tutti i politici, la Gelmini, che di professione è avvocato, ha poi dettato alle agenzie di stampa una smentita che, come al solito, è una spaventata conferma, alla don Abbondio". Se il giornalista di Repubblica s'è limitato a fare un lieve riferimento letterario, pieno di sdegno è stato invece il commento del governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, che ha tacciato di razzismo gli intendimenti del responsabile della Pubblica Istruzione. E allora qui, mi pare che cada a fagiolo quanto avevo scritto ieri sulla spinosa questione suscitata dall'intervento della Gelmini, che riporto integralmente:
"Insomma, due sono le soluzioni: o scimiottiamo i leghisti del nord e ci accodiamo a loro, per farci dire poi che i Siciliani è meglio perderli che guadagnarli, come praticamente ha inteso la ministra dell'istruzione, Mariastella Gelmini, di Brescia, allineandosi al senatur Bossi per denunciare il danno procurato alla scuola italiana dai docenti meridionali; oppure cerchiamo di agire di testa nostra, ricordadoci pure, tra l'altro, che, prima ancora di Dante Alighieri e del Dolce stil nuovo, ci fu una Scuola Siciliana che, dalla corte del grande Federico II, insegnò a tutt'Italia come parlare e come scrivere, in versi e in prosa. Questo dovrebbe essere il ragionamento sano e giusto del Lombardo siciliano, che, proprio la settimana scorsa, per imparare a fare politica federalista andò addirittura alla corte di Calderoli, illustre autore di una legge elettorale da lui stesso disprezzata e definita "porcellum" : anche se poi sarebbe servita così bene a dare nelle mani di Berlusconi la bella Italia, con tutti i suoi pregi nordici e i suoi difetti "meridionali". Istruiti alla scuola "dell'amaro stil berlusconiano", i nuovi ministri italiani - probabilmente spinti dalla foga neofitica - non fanno altro che parlare a ruota libera, senza accorgersi che, con le loro estemporanee uscite, fanno di tutte le erbe un fascio ( ah, questa parola!) e, così facendo, offendono la gran parte sana della Nazione. Dopo i fannulloni di Brunetta, ieri sono spuntati - uscendo dalla rosea bocca della ministra dell'educazione - gli ignoranti ed incapaci maestri e professori delle regioni più depresse culturamente d'Italia: Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia. Sarebbero loro che, squalificando il compito della scuola, avrebbero portato al degrado l'educazione e l'istruzione in campo nazionale. Pertanto, urgerebbero interventi drastici nei loro confronti, che la benemerita responsabile del dicastero competente ipotizza in due specifici passi: riduzione drastica del numero dei docenti, con un taglio nei tre prossimi anni di 85.000 unità, e corsi intensivi per insegnanti del Sud. A ciò, aggiungerebbe altri piccoli passi, riguardanti l'ormai decotta discussione sul merito, il problema della condotta dei ragazzi a scuola (se non zero in condotta, tutt'al più 5 in condotta, in modo da bocciare il bullismo), l'aumento dell'orario scolastico, ovviamente da aggiungere alle ore per la rieducazione degli insegnanti, la riduzione del 30% delle spese, in maniera da creare un fondo da distribuire ai più meritevoli. Chi debba dare il diploma di meritevole agli insegnanti, nessuno ancora l'ha spiegato, neppure l'illuminata ministra Gelmini, la quale non ha neppure specificato chi dovrebbe scendere dal nord nelle squallide lande del sud per impartire lezioni intensive ai maestri asini che , in Sicilia, Puglia, Basilicata e Calabria, hanno finora calpestato l'onore della scuola italiana. Altro che Garibaldi, signor Governatore di Sicilia, questa signora è un vero e proprio maresciallo Radetzky.
Adesso, per concludere, mi sia consentita una breve riflessione sulle condizioni della nostra scuola, che credo di potere fare a ragion veduta, per avere operato in essa nella qualità di docente...siciliano. Senza dubbio, attualmente la scuola italiana è in crisi, ma non da ieri. Il suo declino, in buona dose causato dall'errata impostazione di programmi e da una legislatura scolastica sempre più complessa e deviante, risale agli anni ottanta, quando, col pretesto di democratizzare l'istituzione, si sono introdotti statuti, regole e obblighi ipertrofici che hanno disorientato il docente, che da educatore è stato indotto a perdersi tra riunioni pseudodidattiche, sedute apparentemente democratiche, periodiche programmazioni teoriche e giudizi spesso retorici o afittici. Dopo di che si è aggiunto, sempre col pretesto della democratizzazione, la dilatazione abnorme dell'obbligo scolastico, che ha costretto, spesso solo sulla carta, molti giovani alla frequenza fino al diciottesimo anno d'età, inducendo tale gioventù a perdere di vista la possibilità di ricevere una formazione concreta sul campo del lavoro: visto che, almeno dalle nostre parti, il maggiore fallimento per il raggiungimento di questo obiettivo va addebitato agli istituti professionali, ridotti in buona parte a scuole-parcheggio, spesso disertate senza sanzione alcuna. E mi fermo, qui, per non apparire presuntuoso, pur sapendo che ci sarebbe tanto da dire sulla crisi della scuola, che, guarda un po', la Gelmini vuol fare ricadere "sic et simpliciter" sulla impreparazione degli insegnanti del Sud.

Francesco Cilona

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