sabato 24 novembre 2007

LE TISANE DI FRA' GALDINO



Questa volta parlerò della salvia, una pianta prettamente mediterranea, che generalmente viene coltivata nell'orto di casa, per le sue qualità molteplici: utilizzata come erba aromatica in cucina, ha inoltre proprietà terapeutiche. Il suo aroma è fresco e penetrante.
In paesi come la Grecia, si prepara con la salvia un infuso leggero che viene bevuto come tè.
Noi generalmente l'infuso di foglie e fiori (venti foglie in mezzo litro d'acqua portata in ebollizione per un minuto) lo utilizziamo per sciacqui e gargarismi, avendo la virtù di lenire e guarire le infiammazioni delle gengive, le stomatiti ed il mal di gola. Contro la gastrite è utile un decotto di salvia e rosmarino. Ricordiamoci di spremere sia nell'infuso, sia nel decotto una fettina di limone, il cui succo, oltre ad aggiungere le sue proprietà antisettiche, serve a fare precipitare il calcio dell'acqua e a rendere chiaro il liquido. Tale liquido, usato come lozione, è benefico per la pelle, essendo in grado di curare le ulcere, le dermatosi e le punture d'insetti.


Fra' Galdino

IL GARIBALDI DI SANTALCO



S'è parlato e scritto parecchio, in questi giorni, di Giuseppe Garibaldi, cogliendo l'occasione del bicentenario della sua nascita.
E, da parte di più commentatori, s'è cercato di smitizzare quella che era finora stata la figura dell'eroe dei due mondi.
Senza volere entrare nell'agone delle polemiche tra chi esalta e chi denigra la storica immagine del grande Nizzardo, ci sia consentito però di far notare che, prima ancora che si arrivasse al bicentenario, c'è stato un nostro concittadino d'elezione, il senatore-scrittore Carmelo Santalco, ad occuparsi dell'uomo Garibaldi, in un suo volumetto, edito nel 1989 dalla Nuova ERI ( Edizioni RAI Radio Televisione Italiana).
Il libro, con prefazione di Roberto Gervaso, è un volumetto di 140 pagine, che si leggono con interesse, e riescono a dare un'immagine completamente inedita dell'uomo, conosciuto finora generalmente per le sue gesta eroiche, propinateci dai libri delle elementari alle opere storiche, più o meno impegnate e in mille salse esaltanti.
Della sua immagine - ricorda Gervaso - addirittura ne fecero simbolo elettorale i comunisti, per sfruttarne la popolarità.
Carmelo Santalco, in questa sua opera, minuziosamente documentata, dal titolo "L'altro Garibaldi", calca la mano più che sull'artefice dell'unità d'Italia, "condottiero senza macchia e senza paura", come bene sottolinea Roberto Gervaso, su Garibaldi di tutti i giorni, con le sue manie e le sue abitudini, i suoi acciacchi e le sue aspirazioni erotiche.
"Santalco - annota lo storico Gervaso - rievoca e commenta le gesta galanti di Peppino con sapida indiscrezione".
"L'altro Garibaldi",
che praticamente si articola nello svolgimento, apparentemente romanzato, di un processo all'uomo Garibaldi, libera il "condottiero" dei tanti orpelli che, ingombrando tale immagine, ne hanno falsato l'umanità.
Il libro, che ha ormai 18 anni d'età, difficilmente si trova nelle librerie. Si può tuttavia provare a cercarlo nella biblioteca comunale.
Gli eredi dell'autore farebbero cosa utile e gradita se potessero provvedere ad una sua riedizione.

venerdì 23 novembre 2007

CONVEGNO STORICO SU GARIBALDI


Nel bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, il Centro Studi "Nino Pino Balotta" organizza un convegno storico su l'eroe dei due mondi, uno tra i protagonisti del Risorgimento italiano. "la cui figura ha assunto nel tempo contorni mitici". L'incontro si terrà, domani - sabato 24 novembre - con inizio alle ore 17, nell'aula magna del liceo classico "Luigi Valli" di Barcellona. Il programma prevede: la proiezione di scene tratte dal film "Bronte, cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato" di Florestano Vancini, seguita da interventi dei professori universitari Giuseppe Carlo Marino, Federico Martino e Antonio Catalfamo. L'ingresso è libero e si raccomanda, a chi intende intervenire, la massima puntualità.

CHI LA VUOLE COTTA.....


FOTO: IL CUTRONI-ZODDA E LA PARTE ANCORA RUSTICA


Si radicalizzano posizioni e giudizi sulla sorte del Cutroni Zodda. Mentre dall’alto si cerca d’imporre un’ulteriore riduzione delle capacità di servizio dell’ospedale barcellonese, presumibilmente a vantaggio di altro nosocomio vicino, in città, nonostante si siano stabiliti, in una serie d’incontri a Palazzo Longano, i termini di una piattaforma di proposte da presentare all’assessore regionale alla sanità e al manager dell’Asl 5, si continua a mantenere uno stato di malcontento e d’incertezza tali da fare sospettare che, in definitiva, non si sia ancora riusciti a focalizzare la gravità e l’importanza del problema.
Mentre da Palazzo Longano il sindaco Nania annuncia un piano che prevede il rafforzamento di diversi servizi (cardiologia, nefrologia, rianimazione…) che secondo le prospettive regionali potrebbero essere invece penalizzati, secondo una visione sindacale, diametralmente opposta, bisognerebbe invece invocare, nell’ambito ospedaliero, tre fattori indispensabili: agibilità, sicurezza e qualità. In pratica s’è aperta una contesa tra chi la vuole cotta e chi la vuole cruda: tra intolleranti, che avanzano sospetti di privilegi da mantenere, e pretendenti che, vivendo nel timore d’essere scalzati, cercano di difendersi chiedendo il rafforzamento di piccoli reparti, giustificato – a loro giudizio - dall’esigenza di mantenere efficienti ed adeguati all’ampiezza del territorio i servizi cosiddetti di “emergenza e urgenza”.
Tutto ciò senza riflettere che il “Cutroni Zodda” dovrebbe essere anzitutto la casa del “paziente” e non del medico e del politicante.
Dire che in un nosocomio bisogna garantire la qualità e l’efficienza non è sbagliato, ma potrebbe essere semplicemente pleonastico, perché tutti vogliamo che qualsiasi servizio sia qualificato ed efficiente. A maggior ragione il servizio ospedaliero. Direi che la pretesa è giusta, ma non sufficiente, visto che l’efficienza non può prescindere dall’ausilio di mezzi e di strutture adeguati, oltre che di personale preparato e onesto.
E qui, tra le ragioni dei due litiganti, dovrebbe inserirsene una terza: quella che mi rode da sempre, riguardante la necessità di completare la parte di ospedale finora rimasta allo stato rustico, che è davvero un delitto “politico” trascurare, visto che il “Cutroni-Zodda” ultimato sarebbe in grado di pretendere molto di più di quanto si intende chiedere adesso.
Francesco Cilona

giovedì 22 novembre 2007

AMBITO TERRITORIALE non OTTIMALE


(ATO ME2 è il consorzio che si occupa di gestione integrata dei rifiuti in 38 comuni nella parte centrale della provincia di Messina. L'obiettivo che ATO ME2 si propone è minimizzare l'impatto dei rifiuti sull'ambiente e conseguire un significativo progresso nella raccolta differenziata nell'ambito di azione.
Per conseguire questi risultati ATO ME2 ha dato in appalto alla
GESENU Spa i servizi di igiene e trattamento dei rifiuti.)
Gli "Ambiti Territoriali Ottimali", brevemente detti ATO, non in tutte le latitudini della nostra bella Italia funzionano efficientemente. Anzi, specialmente nella nostra pur bella Sicilia, ci sono posti in cui funzionano male. E non soltanto perché sono diventati dei carrozzoni appesantiti dalla politica, ma anche e soprattutto perché non sono mai riusciti a garantire, in maniera ottimale e senza eccesso di costo, l’igiene e la pulizia nelle aree di loro competenza. Intanto, diciamolo ancora una volta, il carrozzone politico nato dalla creazione di un condominio tra comuni disparati continua a pesare odiosamente per il permanere di un’ipertrofia numerica tra i componenti dei consigli d’amministrazione e per l’esagerato numero degli stessi ambiti territoriali. Tanto che ormai da troppo tempo si parla dell’opportunità d’intervenire per sfrondare sia gli uni che gli altri. Per l’ATO Messina 2, più di una volta è stato posto all’ordine del giorno dell’assemblea dei sindaci il punto riguardante la riduzione a tre elementi del CdA, e tutte le volte l’argomento è stato schivato e rimandato ad altra seduta. Lo stesso avviene alla Regione Siciliana per quanto concerne la decisione di ridurre a nove il numero degli ambiti territoriali dell’Isola, uno cioè per ogni provincia. La riforma sembra sempre imminente e tuttavia il numero esorbitante originale resta immanente. Tutto cioè sembra dovere cambiare e tutto invece rimane come prima. E così ogni Ato continua a sopportare oneri insostenibili, che purtroppo ricadono sulla testa degli utenti, i quali continuano a pagare bollette esose, malgrado le proteste e i ricorsi. Solo recentemente taluni interventi sembra che abbiano avuto effetti positivi: e ciò per l’illuminata decisione della Commissione Tributaria Provinciale di Messina, che in seguito ad appelli e ricorsi di comitati e movimenti cittadini, si è pronunciata contro il comportamento dell’ATO ME 2 nella regolazione e determinazione delle tariffe sul servizio d’igiene ambientale, considerate illegittime, in quanto stabilite senza il preventivo monitoraggio, attraverso la consultazione dei Comuni, delle esigenze e delle vocazioni del territorio e delle diversità economiche dei nuclei familiari ivi residenti. Secondo la sentenza dell’ottava sezione della Commissione Tributaria è compito dei Consigli Comunali (sino ad oggi rimasti semplici spettatori di una vicenda che li riguarda direttamente) rivendicare ed esercitare le proprie competenze di regolazione e di determinazione delle tariffe, essendo essi organismi politici in grado di rendersi conto della vocazione del territorio e della composizione socio-economica della popolazione che rappresentano. Ciononostante, i sindaci dei Comuni facenti parte dell’ATO ME 2, riunitisi recentemente in assemblea a Palazzo Longano, per mettere ordine in un Ambito territoriale per nulla ottimale, hanno continuato a cincischiare, così come si fa in quei condomini dove si parla, a proposito e a sproposito, e alla fine non si conclude nulla. E nulla di fatto, s’è appunto registrato per quanto riguarda l’opportunità di ridurre la portata del Consiglio d’Amministrazione.

Fra' Galdino

PERCHE' NO?


Eh, no, carissimi colleghi, la brutta notizia che siete stati costretti a smentire e che, ieri stesso, un Pinco pallino qualsiasi aveva avuto l’opportunità di classificare come una vera e propria bufala, è stata davvero una vera bufala, nata dalla precipitazione di chi l’aveva propagata e non da un malinteso determinato dalla mancanza di comunicazione.
In realtà c’era stata sufficiente comunicazione da parte dei frati del Convento di S. Antonino, che si erano premurati ad avvertire della intenzione di rimuovere la croce per farla restaurare, sia i parroci di S. Francesco di Paola e di S. Antonio Abate, sia i fedeli presenti alla Messa domenicale. Inoltre la rimozione della croce è avvenuta in pieno pomeriggio – ore 15,30 – alla presenza di diverse persone e con mezzo alimentato da corrente elettrica proveniente da un’abitazione vicina.
Se è vero che denuncia ci sarebbe stata, è evidente che potrebbe essere stata presentata da qualcuno male informato. Vogliamo essere davvero coscienti della natura del nostro operare, che postula la necessità di essere cauti prima di dare in pasto all’opinione pubblica certe notizie, sì o no? Allorché si attinge una notizia a fonte che non sia quella ufficiale, non credete che bisognerebbe fare per un attimo qualche piccolo controllo? L’ha fatto Pallino, perché gli altri no?
Fra' Galdino

mercoledì 21 novembre 2007

UNA BUFALA, LA CROCE RUBATA : smentita la notizia




Pinco: Lo sai, Pallino, che cosa è successo? Hanno rubato la croce di ferro che c'era alla curva di Sant'Antonio.
Pallino: Quale croce, quella di ferro, che era stata messa anni fa dopo la missione organizzata dai monaci di Sant'Antonino?
Pinco: Proprio quella. L'ho letto stamattina sulla gazzetta e per curiosità sono andato a vedere se fosse vero.
Pallino: E, secondo te, era vero?
Pinco: Certamente. Ho fatto pure la fotografia. Dicono che era una croce di valore e se la sono rubata per vendersela come opera artigiana di pregio.
Pallino: Vedi, caro Pinco, stavolta hai preso un granchio.
Pinco: Ma se io ho qui la foto che lo documenta.
Pallino: Ed io ho più di una foto. Anch'io avevo letto questa specie di notizia, e siccome ci ho creduto poco, prima di andare a vedere se fosse vera, ho preferito parlare coi frati, anche per sapere qualcosa di più su quella benedetta croce. Sai che mi hanno detto?
Pinco: Non lo so. Dimmelo.
Pallino:La croce non è stata strappata dai fantomatici ladri, ma è stata prelevata per iniziativa del Convento, perchè aveva bisogno di essere restaurata. Si stava deteriorando e, dopo avere avvertito i parroci di San Francesco di Paola e di S.Antonio Abate, i Frati hanno chiamato l'artigiano che dovrà restaurarla. L'operazione di prelievo è avvenuta in pieno pomeriggio e una famiglia, che abita nei pressi, ha messo a disposizione la linea elettrica di casa per potere fare azionare il flessibile, con il quale è stato possibile staccare la croce dalla stele in muratura che fa da base. Un lavoro a regola d'arte, in pieno giorno, dopo che anche i fedeli erano stati avvisati a fine Messa nella Chiesa di S.Antonio da Padova.
Pinco: Ammazza che bufala. E adesso, se è vero quello che tu m'hai detto, il giornale che ha pubblicato questa bufala dovrebbe smentire il suo stesso corrispondente.
Pallino: I frati, che sono davvero incazzati, vogliono proprio questo: pare che padre Nino stia stendendo una lettera di smentita. E pretende che alla sua lettera sia dato lo stesso spazio che era stato concesso per l'articolo-beffa.
Pinco: Ma dico io, che specie di corrispondenti abbiamo, che scrivono le cose di prima informativa, senza cercare d' approfondire un argomento così delicato.
Pallino :Lo sai che quella croce era stata costruita da un abile artigiano nel 1853, era stata per tanto tempo un simbolo nella piazza del Convento per poi essere spostata dov'era adesso, in occasione di una missione organizzata dalle parrocchie di San Francesco di Paola e di S.Antonio abate, una decina d'anni fa?
Pinco: Ho capito. Più che artistica è una croce storica...

lunedì 19 novembre 2007

IL POPOLO DI BERLUSCONI




L'onorevole Silvio Berlusconi ha tenuto stasera, in una sala di Roma, una conferenza stampa per annunciare d'avere deciso di fondare un nuovo partito, nel quale ci sarà posto per Forza Italia e per quanti altri vorranno farne parte. Non sa ancora se chiamarlo Partito della libertà o Partito del popolo della libertà, perchè attende che saranno gli italiani - almeno tutti i nove milioni che finora hanno firmato nelle piazze per fare cadere il Governo Prodi - a stabilirlo. Il Presidente ha deciso di sciogliere Forza Italia, ha deciso che ci sarà un nuovo partito - il più forte d'Italia - ma vuole che nasca dalla base, che sia la base a scegliere i suoi dirigenti, democraticamente, che sia la base a dargli un nome. In altri termini lui sarà il padre concepitore mentre il popolo sarà la levatrice, che farà nascere il nuovo partito e gli darà un nome. Intanto, durante la conferenza stampa, l'on. Berlusconi ha dichiarato che è pienamente disponibile ad incontrarsi con i rappresentanti delle altre forze politiche per riformare la legge elettorale, che a suo giudizio dovrà essere proporzionale, corretta da un idoneo sbarramento, atto a contrastare il proliferare dei partitini e a superare nello stesso tempo il bipolarismo, rivelatosi impossibile nell'attuale situazione politica italiana. Ha negato ancora una volta di aver voluto dare una spallata al governo Prodi, anche se è felice che ci sono stati nove milioni d'Italiani che hanno firmato per mandare a casa il professore.
Lui voleva soltanto fare "implodere" l'attuale governo e ci è riuscito. Infatti la maggioranza, anche se non è scoppiata, s'è tuttavia sgonfiata. Adesso con la sua improvvisa condiscendenza a trattare con la maggioranza, che lui ha chiamato "la nostra opposizione", probabilmente farà da pompa pneumatica per rigonfiarla e arrivare così a quella trattazione che aveva sempre negato e per la quale, come capo di un partito completamente nuovo, finalmente è diventato propenso. Insomma un Berlusconi nuovissimo, tirato a lucido, come il partito che sorgerà dalle ceneri di Forza Italia: una vera e propria araba fenice che nascerà dalle proprie ceneri più bella e rigogliosa che "pria".


Francesco Cilona

domenica 18 novembre 2007

LA SAGOMA DEL PAPA NELLA FIAMMA ?....

foto e testo sono stati tratti da un blog estero
This just in...

It appears that Pope John Paul II has been spotted. According to the Vatican Television Director and close friend of the late leader of the Roman Catholic Church.

Hundreds had attended the ceremony. Gregorz Lukasik, the Polish man who took the photographs, said: "It was only afterwards when I got home and looked at thepictures that I realised I had something."I showed them to my brother and sister and they, like me, were convinced the flames had formed the image of Pope John Paul II."I was so happy with the picture that I showed it to our local bishop who said that Pope John Paul had made many pilgrimages during his life and he was still making them in death."
La foto sarebbe stata scattata dal poliziotto Gregorz Lukasik che dichiara di averla mostrata al vescovo della sua città. il quale gli avrebbe detto che "Papa Giovanni Paolo II aveva fatto molti pellegrinaggi in vita e continua a farne dopo morte".

GIUFA' & DONBABA'

DIALUGU BACCIALUNISI SUPRA UN FATTU VERU

Giufà
: Don Babà, si v'inzignu un truccu, mu ccattati un babà?
Donbabà: S'av'avvidiri si vali a pena, stu truccu chi m'inzigni.
Giufà: Vui, ca vostra machina non andati sempri a Missina?
Donbabà: Du voti a sumana, ci vaju, e sempri ca me citrunella.
Giufà: Ca machina francisi, u sacciu. Allura v'inzignu comu si fa pi non pagari l'autostrata.
Donbabà: Bona chista. E comu si fa, si ci voli u pizzinu quandu si nesci?
Giufà: Finnastura, o i soddi o u telepassu ci vuliunu, ma ora nenticchiù.
Donbabà: Ma chi dici, Giufà, picchì ora nenticchiù?
Giufà: Picchi basta essiri sbertu, basta chi vi mittiti cu mussu da vostra machina ttaccatu o culu di nautra machina chi sta passandu cu telepassu e u giocu è fattu.
Donbabà: Ma si pacciu! Così restu tagghiatu in dui da sbarra du passaggiu a liveddu.
Giufà: Non è veru! E vi dugnu a prova: un cristianu di Baccialona, un cettu Ginuvisi, rinisciu a passari trentasetti voti, comu vi dissi jò. E chiddi dill'autostrata u pigghiaru ca telecamira e ci puttaru i provi o giudici di Missina. E sapiti chi fici u giudici?
Donbabà: U fici ttaccari!!!
Giufà: NO! Ci desi raggiuni, picchi stu cettu Ginuvisi non avia fattu nenti pi truffari l'autostrata.
Donbabà: Vadda chi quasi quasi ci facìa dari na miragghia, pi quantu era statu scattru. Ah, sti baccialunisi quantu ndi spirimentunu.
Giufà: Putiriumu fari i scenziati nvinturi. Allura, mu ccattati stu babà?
Donbabà: No. Ti dugnu inveci na miragghia, pi quantu si fantasticu...

Giufà & Donbabà

FIUMARA CHIARISCE SULL'IPAB

FOTO// L'immobile di via Fabrizi
Il presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’Ipab di Barcellona, Rodolfo Fiumara, finalmente interviene per spiegare che la situazione amministrativa dell’ente da lui retto è nella massima regolarità: il bilancio è in attivo e le concessioni finora fatte a privati sono nella norma. A proposito della querelle sorta per la cessione di un immobile, in via Fabrizi, per la gestione di un supermercato, Fiumara spiega che è intanto avvenuta “onerosamente” e con regolare contratto in cui il destinatario “s’è impegnato ad anticipare tutte le necessarie spese per ristrutturare l’immobile e adeguarlo alle necessità di un’attività commerciale, provvedendo, anche, alla elaborazione di un apposito progetto, sulla base del quale il Comune di Barcellona P.G. ha rilasciato concessione edilizia, che prevede la ristrutturazione e l'ampliamento dell'esistente edificio, nonché il cambio di destinazione d'uso a commerciale". "L'immobile esistente al tempo della consegna - ricorda il presidente - era in condizioni di assoluta inagibilità ed era stato oggetto di devastazione da parte di vandali, che avevano distrutto porte, servizi igienici, impianti etc. Ad asilo, invece, era destinato un altro immobile che insisteva su quell'area sin dagli inizi del 1900 e che poi era stato dismesso e si era ridotto a rudere dopo il crollo avvenuto a causa di terremoti. Detto rudere - continua Fiumara - era diventato ricettacolo di immondizie e luogo di consumo di droga, per cui il sindaco dieci anni fa ordinò con apposito provvedimento la demolizione, per eliminare la situazione di degrado ambientale che si era venuta a creare e quella di pericolo per la pubblica incolumità, posto che il rudere era pericolante e si trovava a ridosso della strada pubblica". Secondo la ricostruzione dell'amministratore non sarebbe vero, quindi, "che la locazione sia avvenuta gratuitamente, ma è vero che è stato stipulato un contratto molto conveniente per l'Ente, il quale al tempo non aveva risorse finanziarie per ristrutturare l'immobile. Il contratto prevedeva, in sintesi, la locazione per anni 18 e per uso commerciale, per un canone annuo provvisorio di euro 12.000, salvo diverso parere di congruità che al tempo era di competenza del Comune, nonché l'obbligo per il locatario di ristrutturare l'intero immobile, anche adeguandolo all'uso commerciale per il quale il contratto era stato stipulato, anticipando tutte le spese occorrenti (e, in relazione alle condizioni dei luoghi, dette spese erano ingenti), con il solo diritto di recuperarle decurtandole dai canoni e, in ogni caso, fino alla concorrenza degli stessi".
Questa chiarificazione ed altre riguardanti la salute dell’ente, il rapporto d’oneri con gli affittuari e con le maestranze e l’inopportunità che l’Ipab venga sciolta, sono state fatte dal presidente Fiumara in una lettera inviata alla Regione, nella convinzione che di tutt’altra specie di quella finora prospettata debba essere la scelta da operare per salvare il patrimonio a suo tempo acquisito da opere pie cittadine su lasciti di benefattori barcellonesi. A suo giudizio la migliore strategia sarebbe quella di trasformare l’Istituzione di Pubblica Assistenza e Beneficenza cittadina in società privata.

Fra' Galdino

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