venerdì 7 settembre 2007

C'ERA UNA VOLTA







ROBERTO MOLINO

Il consiglio comunale di Barcellona boccheggia. Non ce la fa a sostenere una nuova amministrazione e tuttavia gli mancano i numeri per decidere un dignitoso autoscioglimento, prima che decada per inadempienza. E così si avvia, impotente, verso un commissariamento imposto d’autorità”. Potrebbe sembrare un fatto d’attualità, a chi ha ancora in mente che appena sei mesi fa , in città, si parlava tanto di scioglimento forzato del consesso cittadino.
Ma non è così, perché quelle prime righe opportunamente virgolettate
appartengono alla cronaca politica locale di quattordici anni fa.
L’ho estrapolate da un mio articolo del 7 ottobre 1993, quando la storia di Barcellona cominciò la sua prima grande penosa svolta che mise fine alla quarantennale era santalchiana, per imboccarne
un’altra che sarebbe dovuta essere di rinnovamento e che, poi, si è rivelata un’avventura che ha tutto cambiato per nulla cambiare. Sembrava che ci fosse già pronto l’uomo nuovo, da sostituire ai sindaci di carta che negli ultimi due decenni avevano rappresentato a Palazzo Longano il senatore, ma fu soltanto una comparsa, di vita molto breve: di non oltre 100 giorni.
Ma andiamo con ordine, visto che mi piace ricordare quanto succedeva allora a Palazzo Longano.
Prima fase: la Democrazia Cristiana, cioè Santalco, constatando che il consiglio comunale non è in grado di costituire un’amministrazione attiva, propone l’autoscioglimento del Consiglio, per potere presto andare a nuove elezioni. Poi ci ripensa e fa propria la proposta delle minoranze che si dicono favorevoli ad una “giunta di salute pubblica”, cioè ad un’amministrazione sostenuta da tutti i gruppi politici, che affronti i problemi più urgenti della città.
“Questa nuova iniziativa coglie di sorpresa quanti si erano opposti all’ipotesi di autoscioglimento, sol perché era stata
avanzata da Santalco e suscita reazioni, che rischiano di determinare un irrazionale capovolgimento di fronte”.
Si entra nella seconda fase:Il consigliere dc
Roberto Molino, che nelle passate settimane aveva mostrato interesse per il “progetto-diga” contro l’autoscioglimento , adesso esprime il suo dissenso alla nuova apertura del suo partito, sostenendo che “gli organi presenti in consiglio hanno già dimostrato la loro incapacità a trovare soluzioni produttive per la città. Il loro lavoro si è limitato a mere enunciazioni di principio mai seguiti da fatti concreti. Essi dunque sono delegittimati, in questo momento, a prospettare ipotesi di governo per Barcellona”..
In questa incongruente atmosfera, s’inserisce il microgruppo del Msi,
da sempre emarginato a Palazzo Longano, coglie la palla in balzo per lanciare un proprio comunicato, in cui si esprime la convinzione che "i sei mesi che separano dalla conclusione della legislatura non consentono però ad alcuno di fornire risposte plausibili alle questioni che attanagliano la città”.
Forse senza volerlo, i futuri Aennini danno
spazio ad una nascente meteora: la cui durata non supererà i cento giorni.
Ragazzi, questa, per noi barcellonesi, è ormai “storia”
e chissà se, piano piano, non continueremo a raccontarla.

Francesco Cilona

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ci manca proprio la storia degli ultimi venti anni.Forse è troppo presto per parlare di vera storia, ma i fatti della città sarebbe bene che soprattutto i giovani li conoscessero e che i meno giovani li rammentassero. ma un pò tutti dovremmo dare una mano dì aiuto per ricostruirli.

barcellonablog ha detto...

Per questo, quando si è parlato di "storia", l'importante parola è stata messa tra virgolette.

Anonimo ha detto...

io sono d'accordissimo.
ho apprezzato parecchio, ad esempio, l'articolo su Duilia, di cui non avevo mai sentito parlare, e mi dispiace non conoscere quasi nulla proprio della città in cui abito quasi dalla nascita.
quando diventerò primo ministro della pubblica istruzione fisserò come obbligatorie le materie di lingua e storia locali.

Anonimo ha detto...

Lucio, ce ne vogliono 10, 100, 1000 come te. E si potrebbe cambiare pure la storia futura, quella che maggiormente interessa i giovani di oggi e forse anche quelli di ieri.

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